l Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha detto no al suicidio medicalmente assistito e sì alle cure palliative.
Alla vigilia del dibattito era intervenuta anche una nota congiunta dei Vescovi del Triveneto, che avevano invitato a non confondere il suicidio assistito con l’inderogabile dovere di assistenza nei confronti di tutti i malati. I Vescovi avevano poi considerato il pericolo che ne sarebbe derivato se fosse passato il concetto secondo cui ogni regione può legiferare in materia. La conseguenza - avevano spiegato i presuli del Nordest - sarebbe stato il rischio di un turismo sanitario"
l Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia dice no al suicidio medicalmente assistito e sì alle cure palliative.
Questo, in sintesi, il risultato conseguito nei giorni scorsi dal parlamentino regionale a Trieste. Un risultato diverso rispetto a quello che, in primavera, era stato invece raggiunto nella vicina regione Veneto, laddove pure a governare, come in Friuli Venezia Giulia, c’è una maggioranza di centrodestra a guida leghista.
Bocciata la mozione presentata dal consigliere regionale di minoranza Enrico Bullian (Patto-Civica) che puntava ad introdurre una legge regionale che riconoscesse il suicidio medicalmente assistito. Compatto nel dire no tutto il centrodestra che ha poi approvato, su proposta del consigliere Carlo Bolzonello (Lista Fedriga) una mozione volta a promuovere l’accesso alle cure palliative.
Hanno votato in modo discorde rispetto al loro gruppo di appartenenza i consiglieri regionali del Partito Democratico Francesco Russo e Andrea Carli.
Alla vigilia del dibattito era intervenuta anche una nota congiunta dei Vescovi del Triveneto, pubblicata a pagina 7 de Il Popolo di domenica 29 ottobre, che avevano invitato a non confondere il suicidio assistito con l’inderogabile dovere di assisentenza nei confronti di tutti i malati. I Vescovi avevano poi considerato il pericolo che ne sarebbe derivato se fosse passato il concetto secondo cui ogni regione può legiferare in materia. La conseguenza - avevano spiegato i presuli del Nordest - sarebbe stato il rischio di un turismo sanitario, con malati terminali che si spostano da una regione all’altra alla ricerca della legge più libertaria.
Deluso il centrosinistra che sperava probabilmente di poter far breccia nella maggioranza forte proprio della posizione assunta, in particolare dalla Lega su input del Governatore Zaia, in Veneto. "Il punto di partenza - ha spiegato il proponente Enrico Bullian - è garantire la libertà di scelta alle persone che si trovano in una situazione di estrema sofferenza e che chiedono il suicidio medicalmente assistito, possibile grazie alla recente sentenza della Corte costituzionale".
"Non entro nel merito - ha invece detto il Governatore Massimiliano Fedriga - ma lo mozione Bullian introduce di fatto un nuovo Lea che è materia di competenza nazionale e questo sarebbe incostituzionale. Sarebbe sbagliato brandire bandiere che non possiamo portare".
"Vogliamo promuovere la cultura delle cure palliative - ha spiegato Carlo Bolzonello, la cui mozione è invece stata approvata - e insieme monitorare l’applicazione della legge che rigetta l’accanimento terapeutico. Per questo invitiamo il Parlamento a potenziare questo tipo di cure, destinandovi adeguate risorse economiche".
"La risposta al dramma del fine vita sta nelle cure palliatice", ha chiosato il capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo.
Un potenziamento delle cure palliative è stato auspicato anche dal consigliere del Pd Andrea Carli, mentre il suo collega di partito, Francesco Russo ha spiegato: "Non credo allo spezzatino di venti diverse leggi regionali e dico no al turismo del fine vita. Ho sempre pensato che su questi campi meno si legifera e meglio è".
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