Hospice Portogruaro, cure palliative: «La miglior ricompensa per noi è il sorriso del paziente»
Il direttore De Chirico si sofferma sul servizio: «Si svolge soprattutto a casa»
Le cure palliative hanno l’obiettivo di garantire la migliore qualità di vita possibile ai pazienti colpiti da una malattia inguaribile». La spiegazione è del direttore dell’Unità Operativa di Cure Palliative dell’Ulss 4 Veneto Orientale, Cosimo De Chirico. Il servizio ha sede presso il Distretto Unico di San Stino di Livenza, ma eroga gli interventi diagnostici, terapeutici ed assistenziali prevalentemente a casa del paziente, su tutto il territorio dei 21 Comuni, da San Michele al Tagliamento a Cavallino-Treporti. "Palliative" deriva dal latino "pallium", cioè mantello, che offre protezione, calore e sollievo. «Non si può garantire la guarigione, ma la migliore qualità di vita possibile, contenendo il dolore e le complicazioni terapeutiche, affrontando i problemi psicologici, esistenziali ed anche spirituali legati alla preoccupazione per il futuro, dando un senso alla vita giunta verso il suo termine».
I destinatari sono i pazienti, ma anche le loro famiglie e l’intera comunità in relazione con le persone da curare. «Le cure palliative - aggiunge - devono essere precoci, cioè avviate appena la malattia inguaribile è stata diagnostica, ma anche simultanee cioè in concomitanza con le cure oncologiche quali le radioterapie e le chemioterapie, sia in Ospedale che a casa. Si affrontano assieme ai disturbi oncologici anche altri problemi collegati all’alimentazione o alla respirazione».
De Chirico spiega il funzionamento del servizio: «I pazienti bisognosi di cure palliative vengono segnalati dai medici di famiglia o dagli ospedalieri, vengono seguiti principalmente a domicilio da un’equipe formata da medico palliativista, infermiere e psicologo, in collaborazione con il medico di famiglia e l’assistente sociale (se serve). La presa in carico dei pazienti avviene sulla base dei bisogni verificati, il servizio funziona su tutte le 24 ore, 7 giorni su 7, con possibilità di chiamata all’infermiere di guardia, in collegamento con i medici della continuità assistenziale». «Le cure palliative - aggiunge - sono basate soprattutto sulle relazioni. La miglior ricompensa per noi è il sorriso del paziente. Con la pandemia da Covid 19 abbiamo mantenuto la stessa metodologia, con le protezioni previste per gli operatori, continuando ad andare a casa dei pazienti per evitare loro il ricovero al Pronto Soccorso ospedaliero».
Che la cura si svolga soprattutto a casa è confermato dai numeri del 2020: «Nell’Ulss 4 - dichiara De Chirico - abbiamo assistito circa 620 pazienti. Abbiamo erogato 50.000 giornate di assistenza, di cui 44.000 a domicilio, pari a quasi il 90% del totale». Le restanti 6.000 giornate si sono svolte o in Ospedale o presso gli Hospice. Le cure domiciliari hanno un costo sette volte inferiore a quello dell’Ospedale. «La scelta degli hospice ha motivazioni soprattutto sociali; il malato terminale vive una situazione complessa, che in qualche caso non può essere affrontata a casa dalle persone singole o con famiglie fragili o con un bisogno assistenziale molto forte».
La conclusione di De Chirico è che con la cura domiciliare le famiglie stanno meglio e che l’Ulss può erogare maggiori servizi: «L’Ulss 4 crede in questo progetto».
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