L'Editoriale
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Una scuola oltre e diversa

Un anno anomalo e straordinario si chiude. La luce dalle risorse del PNRR, ma anche nuove consapevolezze devono guidare le scelte per riportare la scuola al centro

Una scuola oltre  e diversa

Per l’istituzione Scuola si chiude un biennio (2019-20 / 2020-21) non solo anomalo ma anche straordinario. Non serve raccontare le diverse anomalie perché sono ben impresse nella nostra memoria e rimarranno indelebili.
Ritengo più significativo riflettere su quanto di straordinario si è avviato in questi due anni e che segneranno la vita futura della Scuola.
Innanzitutto il Paese ha compreso che nella Scuola bisogna assolutamente investire in maniera massiccia: sia in termini economico-finanziari che in termini di risorse personale di svariato genere. Nel passato, ahimè, quando bisognava far quadrare i bilanci dello Stato si tagliava in primis nel comparto istruzione. I danni di queste scelte dissennate sono sotto gli occhi di tutti. Edifici scadenti, se non pericolanti; gli stessi poco consoni alle nuove metodologie didattiche e alle esigenze pedagogiche delle attuali generazioni di allievi; strumentazioni didattiche obsolete, se non arcaiche; il personale (docenti, amministrativi, collaboratori scolastici, assistenti tecnici) ridotto numericamente al lumicino con grossissime difficoltà di reperire nuove, entusiaste e competenti professionalità a causa di un reclutamento del tutto antistorico ancorché ingiusto e infelice (vedi gli esiti degli ultimi concorsi pervenuti all’attenzione della pubblica opinione).
Ora, grazie a nuove consapevolezze e a fresche risorse economiche date dal PNRR, si sta nuovamente investendo sulla scuola. Con qualche nota dolente.
Ci deve essere un maggior raccordo tra le parti per evitare sprechi e disservizi. Esempio. Duole affermare ad esempio che in tante parti del Paese (anche nella destra Tagliamento) la connettività sia molto precaria o insufficiente. Diventa inutile allora inondare gli istituti di nuovi PC e device di ogni genere in comodato d’uso se poi l’allievo da casa non può connettersi.
Bisogna operare di più sulle infrastrutture … Esempio. Il "Piano Scuola Estate 2021", pur offrendo una agile possibilità di organizzare vari eventi e percorsi, diventa sterile se non c’è un reale e disincantato dialogo con il territorio e con le altre agenzie educative, permanendo peraltro sempre alta la richiesta di procedure burocratiche, talmente asfissianti che inibiscono ogni creatività.
Bisogna operare celermente sulla de-burocratizzazione del sistema. È di questi giorni (20 maggio c.a.), da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Patto per la scuola al centro del Paese. Un agile documento dove si individuano alcune linee di tendenza per il futuro. Si ricorda la sfida straordinaria che il sistema educativo italiano deve affrontare - come opportunità di profonda innovazione - per valorizzare l’esperienza vissuta nella pandemia. Si elencano alcune azioni, che devono essere attivate con decisione e immediatezza, riconducibili ad una vera e propria riforma di sistema per costruire un nuovo modello di scuola. Nello stesso si parla di interventi strutturali e organici al fine di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Come?

Avviare nuove forme di reclutamento del personale, garantire la sicurezza degli ambienti scolastici, contrastare l’abbandono scolastico, assicurare la continuità didattica attraverso una programmazione e stabilizzazione pluriennale degli organici, definire un sistema strutturato di formazione continua… e molto altro ancora.

L’augurio è che non sia il solito libro dei sogni, ma una vera e propria road map da rafforzare ed esaltare, come dev’essere, il ruolo della scuola nella vita del Paese quale catalizzatore di idee, visioni, progetti e innovazione.

* Dirigente scolastico

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