Cultura e Spettacoli
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Pordenone e San Vito il 10 e l'11 dicembre: Se non avessi più te...

Uno spettacolo teatral- musicale rivolto ai ragazzi delle scuole superiori  in scena il 10 e  11 dicembre, alle 11.15, rispettivamente al Capitol di Pordenone e nell’auditorium Zotti di San Vito al Tagliamento.Un lavoroche prova a fare i conti con le ragioni per cui gli uomini temono così tanto di sentirsi “depotenziati”, e che si interroga sul perché alcuni di loro arrivino a commettere omicidio verso una donna proprio perché “donna”.

Parole chiave: Scuola (137), Donne (54), Violenza (27)
Pordenone e San Vito il 10 e l'11 dicembre: Se non avessi più te...

Se non avessi più te…, spettacolo teatral- musicale rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, scritto  da Manuel Buttus, con lo stesso Buttus, Nicoletta Oscuro, Matteo Sgobino, va in scena il10 e l'11 dicembre, alle 11.15, rispettivamente al Capitol di Pordenone e nell’auditorium Zotti di San Vito al Tagliamento.Un lavoroche prova a fare i conti con le ragioni per cui gli uomini temono così tanto di sentirsi “depotenziati”, e che si interroga sul perché alcuni di loro arrivino a commettere omicidio verso una donna proprio perché “donna”.
La scrittura scenica del teatrino del Rifo incontra per questo progetto la ricerca musicale e vocale di Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino e diventa un teatro sincero e autentico. “Il diario di Giulia”, “Il punto di vista di lei” e “Se non avessi più te” sono le tre storie di questo racconto. Tre storie che cominciano con la Genesi… perché dalla “Notte dei tempi”, siamo tutti responsabili. Lo spettacolo, il secondo della rassegna Uguali/Diversi, progetto di cittadinanza attiva che l’associazione Thesis di Pordenone organizza con il sostegno della Fondazione Friuli e di Banca 360 e in collaborazione con l’Ert, è inserito nel nuovo percorso di questa seconda edizione, Teen Dating Violence, che affronta il tema specifico della violenza di genere tra adolescenti. E intende esplorare la matrice culturale in cui tutti siamo immersi, che portiamo dentro e agiamo, più o meno consapevolmente e che, anche dopo il 25 novembre, quotidianamente deve essere sottolineata. Dati recenti (Terre des Hommes e Scuolazoo, sondaggio condotto su 10 mila ragazzi fra i 15 e 19 anni) evidenziano che ben tre giovani su dieci hanno dichiarato di aver assistito a un episodio di violenza di genere; il 46% ha assistito a violenza psicologica, il 24% a violenza fisica, e il 20% a episodi in rete. E il contesto dove maggiormente i ragazzi assistono alla violenza è la scuola (44% degli intervistati). Ecco allora che il percorso vuole raggiungere gli studenti attraverso il loro coinvolgimento emotivo e attivo con uno spettacolo teatrale. L’attività sarà completata attraverso laboratori nelle classi, progettati in diversi mesi di incontri e confronti con il centro anti violenza Voce Donna e le associazioni In Prima Persona e L’istrice, con l’obiettivo di aiutare i giovani a riconoscere la Teen dating violence e a promuovere relazioni sane e responsabili.

“La violenza maschile nei confronti delle donne – sottolinea l’autore del testo, Manuel Buttus - non è un fatto privato, ma è un fenomeno strutturale e trasversale della società e affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi. Il “Delitto d’onore”, è stato abrogato solo nel 1981. Fino ad allora, commettere un omicidio al fine di “salvaguardare l’onore”, prevedeva una sanzione minore, attenuata, rispetto all’analogo delitto di diverso movente. Perché l’offesa all’onore, arrecata da una condotta disonorevole (della donna), era gravissima provocazione. E, la riparazione dell’onore, non determinava una riparazione sociale. Noi uomini – prosegue - abbiamo perso il ruolo predominante che ci è appartenuto per millenni, e che nessuna moglie, compagna o madre, aveva mai osato mettere in discussione sino a questi ultimi anni. E questa nuova condizione di maschio depotenziato, come la risolviamo? Femminicidio è un (brutto) neologismo inserito nel vocabolario e nel Codice Penale Italiano. È un termine che si è consolidato in questi anni per descrivere l’assassinio di una donna per il carico specifico che si propone di significare.
La donna, viene uccisa, perché donna. La vittima, è colpevole di essere ciò che è, dunque, meritevole di essere eliminata assieme alla sua specificità. La femminilità è dunque una responsabilità di genere. L’unica arma possibile – conclude Buttus - è l’educazione, che insegni genere, differenze e uguaglianze. Un’educazione, sociale, scolastica, familiare, culturale. Un impegno che deve vederci tutti uniti e coinvolti.

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