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Voto elettronico, torna la sperimentazione

Nuove prospettive: il coronavirus ha evidenziato le potenzialità offerte dal web

Voto elettronico, torna la sperimentazione

  uanti hanno scoperto le potenzialità del web “costretti” dal Covid-19. Ma già nel mese di dicembre 2019, la Direzione Centrale dei Servizi Elettorali del Ministero dell’Interno ha annunciato la ripresa, dopo quasi tre lustri,  della sperimentazione sul voto elettronico. Sperimentazione che aveva vissuto un percorso  molto lungo e articolato, ma positivo. Pare sia stato il timore di manipolazione dei risultati elettorali a far definitivamente naufragare in Italia la sperimentazione sul voto elettronico. Soprattutto dopo l’ultima (ormai dimenticata) prova nazionale del 2006 e l’ipotesi, pur non provata, che proprio durante lo scrutinio elettronico alcune schede bianche siano state convertite in voti. Nessuno dubita, che il procedimento elettorale italiano che si è venuto a consolidare nei decenni sia sicuramente garantista. Ma abbiamo a che fare con un labirinto normativo impressionante, fatto di leggi, regolamenti, circolari, sentenze, che è andato crescendo nel corso degli anni tramite un processo incrementale che ha trascurato completamente ogni operazione di autentica razionalizzazione e semplificazione. E più passa il tempo, più l’operazione di semplificazione e di “manutenzione legislativa” diventa ardua. E pensare, invece, che già nel 1899 Gino Trespioli illustrava “la macchina per votare”, da lui inventata nell’intento di introdurre la votazione automatica, chiarendo di essersi ispirato all’esigenza che “l’elettore da sé medesimo, nella sala della propria sezione, nelle ore dalla legge stabilite per la votazione, stampi la propria scheda, essendo solo a vederla, non potendo né egli né altri toccarla”  (G. Trespoli – La votazione automatica – Ed. R. Pellegrini, Parma, p. 8). Lo stesso inventore, attento studioso della materia elettorale, individuava nell’apparecchio “… il più efficace ostacolo alla corruttela elettorale, il mezzo più ovvio ad impedire qualsiasi inquinamento nella votazione…”. A distanza di ben più di un secolo, però, siano ancora alla scheda di carta e alla matita copiativa.  Nonostante anni di fruttuose sperimentazioni e di ingenti risorse impegnate, partendo da un disegno di legge che risale a trentasette anni fa (1983).  Così, nell’era digitale, continuiamo a votare con tanto di matita copiativa su schede di carta. E, con tanto di urne di cartone, di scotch per sigillare, dall’interno, finestre e porte, tranne naturalmente la porta di uscita (sic), di verbali, registri, buste e bustoni, e di tessere elettorali, tutti naturalmente cartacei. Quando, se giriamo lo sguardo altrove, ma non solo negli Usa, troviamo che in Brasile usano dal 1996 la Dre: registrazione diretta elettronica, in India gli scrutatori raggiungono i villaggi più remoti con un tablet touch screen per far votare chi altrimenti non potrebbe e in Estonia, grazie alla carta d’identità digitale, si vota addirittura dal computer di casa. Purtroppo, anche la nostra Regione pare aver abbandonato la strada del voto elettronico, pur avendo approvato il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, nel luglio del 2013, una normativa che prevede (ma in futuro estensibile ad altre consultazioni), l’introduzione di sistemi elettronici e di procedure automatiche nell’espressione del voto e nello scrutinio per lo svolgimento dei referendum regionali.  Le operazioni di voto elettronico, contemplate nella legge, sembrano proprio ispirarsi ai principi a suo tempo enunciati dal Trespioli. Infatti, così recita uno degli articoli: “Ciascuna macchina di voto è dotata di un meccanismo che consente la stampa su carta del voto espresso elettronicamente, nonché di un’urna nella quale le schede cartacee sono depositate automaticamente al momento della conclusione di ogni singola operazione di voto”. Perché, ci si chiederà, anche la stampa delle schede? Perché, pur restando quello elettronico un voto assolutamente legale, in caso di contestazioni sarà sempre possibile la verifica manuale.  Quindi, si dà facoltà, entro dieci giorni dalla proclamazione del risultato del referendum da parte dell’adunanza dei presidenti, ai rappresentanti presso i seggi designati dai promotori della consultazione e dai partiti, di chiedere lo scrutinio delle schede, presentando istanza motivata al servizio elettorale della Regione. Quasi certamente se ci sarà, come “annunciato”, la ripresa della sperimentazione a livello centrale, anche la Regione la riprenderà. Nel frattempo, una procedura che non costa nulla, anzi che porta a sensibili risparmi, è quella di voltare con il solo documento d’identificazione, abolendo la tessera elettorale cartacea.

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