La pandemia non ha chiesto permesso, isolamento necessario ma impegnativo
A Il Pino-Gabbiano Jonathan di Fossalta
Il Covid-19 non ha chiesto permesso per entrare all’interno della Cooperativa sociale Il Gabbiano - Il Pino di Fossalta di Portogruaro, costringendo ospiti ed operatori a far fronte ad una situazione sanitaria del tutto fuori dal normale.
"Nel corso della prima ondata la pandemia ci ha toccati da vicino - spiega Placido Gnan, responsabile della Cooperativa -. Fortunatamente non abbiamo avuto conseguenze sanitarie gravi, ma abbiamo dovuto organizzare tutto per isolare i ragazzi, aspetto non facile viste anche le loro problematiche comportamentali. Superata questa difficoltà, abbiamo fatto fronte alla riduzione delle attività che solitamente proponevamo, facendo anche molta attenzione a mantenere le distanze tra operatori ed utenti, anche se, per le caratteristiche dei nostri ospiti, con alcuni è stato più difficile. Oggi tutti, utenti e operatori, sono vaccinati e continuiamo ad effettuare tutti gli screening periodici, monitorando la situazione".
Nella Cooperativa, che ha sedi a Fratta e a Villanova di Fossalta di Portogruaro e a Gainiga, sono accolti una cinquantina di disabili in comunità, quindi stabilmente, e circa altrettanti nei centri diurni, ai quali si aggiungono i ragazzi che frequentano le strutture grazie ai progetti che vengono organizzati in collaborazione con l’Ulss.
All’interno delle varie sedi lavorano oltre 100 dipendenti, tra infermieri, operatori socio-sanitari, educatori e personale delle pulizie. "Soprattutto per loro è stato un anno davvero difficile. Si è rivelato davvero importante il lavoro e l’impegno di tutti - afferma Placido Gnan -, hanno permesso di svolgere diverse iniziative con gli utenti, anche se sono state ridotte di molto. Abbiamo potuto realizzare laboratori ed attività occupazionali con i ragazzi, divisi in gruppi per arginare eventuali contagi, abbiamo dovuto rinunciare alle uscite, al mare o in montagna, e rinunciare alle volte ai lavoretti per gli utenti dei centri diurni da parte di aziende esterne, perché, soprattutto all’inizio, chiuse a causa della pandemia. In quest’anno di Covid-19 sono mancati principalmente gli incontri con i familiari per gli ospiti della comunità, oggi possibili grazie alle pareti in plexiglass, e il contatto con l’esterno, con la comunità, venendo meno tutte le uscite e le partecipazioni a vari eventi. Con cautela, torneremo alla normalità".
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