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Don Bernardino: medici e gli infermieri di Pordenone encomiabili

Cappellano dell'Ospedale Santa Maria degli Angeli: "Il personale sta dimostrando solidarietà coscienza e prudenza davvero esemplari"

Parole chiave: Santa Maria degli Angeli (2), Cappellano ospedale (1), Pordenone (838), Coronavirus (232)
Don Bernardino:  medici e gli infermieri di Pordenone encomiabili

Passando di reparto in reparto, mi rendo conto che il personale medico, infermieristico e ausiliario sta dimostrando uno spirito di solidarietà, coscienza e prudenza, davvero esemplari", confida don Bernardino Del Col, da una vita "cappellano capo" al Santa Maria degli Angeli in Pordenone.
Prosegue, spiegando che ogni tre giorni, più volte, dovrà sottoporsi al famoso "tampone", come d’altra parte fanno altri medici e personale, a contatto prolungato con i pazienti. Confida che si tratta di un’operazione un po’ fastidiosa, in quanto vengono inserite nelle narici due sonde o cannule, le quali debbono aspirare il muco per individuare, qualora ci fosse, qualche "sciame" del famoso "Covid-19", il cosidetto "coronavirus".
Professionalità
e amorevolezza
Nei giorni scorsi è stato chiamato ad impartire gli olii santi a un degente del reparto di III medica - ora gruppo di medicina generale -, "deceduto con il coronavirus" ed egli, anche se un po’ timoroso, munito di mascherina e tanta prudenza, si è prontamente recato al capezzale, per impartire questo sacramento salvifico, ed elevare una preghiera per lui, per i familiari, per gli altri pazienti e per tutti gli operatori.
"Personale che - ribadisce lo stesso don Bernardino -, anche se in continua tensione e stress, non rinuncia a garantire un adeguato servizio terapeutico e assistenziale". Svolgere infatti il proprio turno in un contesto di tranquillità o anche di emergenza, è una cosa, ma farlo con sul capo la ’spada di Damocle’ del virus, è molto più affaticante e snervante, per le mille preoccupazioni che vanno ad aggiungersi.
Prosegue il resoconto, spiegando che lungo le vie che collegano i vari padiglioni che costituiscono l’attuale ’cittadella ospedaliera’, "c’è un deserto, durante il giorno, che ha dell’incredibile, e che di solito non si verificava neppure la sera". Ancor più accentuata è la situazione lungo i sotterranei, che il don conosce ed è in grado di fare ad occhi chiusi, da quante volte li ha percorsi.
Sentimento
religioso
"Un altro atteggiamento che sta emergendo fortemente - continua don Bernardino -, è la grande insistenza con la quale ognuno - malati, parenti e personale -, si raccomanda nella preghiera, per sé e per i propri cari".
Egli sottolinea: "Leggi sul loro volto, ed emerge dalle parole che proferiscono, un profondo sentimento di Speranza, accompagnato dall’interrogativo: quando finirà tutto questo incubo?".
Ogni giorno, a porte chiuse, don Bernardino celebra la messa, ricordando tutti i medici, gli infermieri, gli operatori, il personale direttivo e i volontari della grande famiglia del "Santa Maria degli Angeli", ospiti compresi. Ed eleva una preghiera particolare per gli infermieri e i medici che - sottolinea! - "si stanno prodigando, in prima linea, con professionalità, spirito di sacrificio e di servizio e tanta amorevolezza".
Oltre al già esistente reparto di "terapia intensiva" è stato allestito un "reparto d’emergenza", all’ingresso dell’ospedale, per assicurare una maggior tutela degli ammalati ed evitare il rischio dei contagi o la sosta prolungata al "pronto soccorso". Nel primo reparto infatti, con 12 posti, sono abitualmente ospitati i degenti collegati alle varie terapie e specialità in corso, come abbiamo ricordato in occasione della visita pastorale che il vescovo Pellegrini qui compie ogni anno.
Leo Col

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