La Parola del Papa
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Papa a Venezia: agli artisti della Biennale "Il mondo ha bisogno di artisti”, arte è “città rifugio”

Papa a Venezia: agli artisti, “il mondo ha bisogno di artisti”, arte è “città rifugio”. E ancora “Immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo”. 

Papa a Venezia: agli artisti della Biennale "Il mondo ha bisogno di artisti”, arte è “città rifugio”

“Il mondo ha bisogno di artisti”. A ribadirlo è stato il Papa, la mattina di domenica 28 aprile,  incontrando gli artisti che partecipano alla Biennale nella chiesa della Maddalena alla Giudecca. “Lo dimostra la moltitudine di persone di ogni età che frequentano luoghi ed eventi d’arte”, ha proseguito Francesco citando le Vatican Chapels, il primo Padiglione della Santa Sede realizzato sei anni fa sull’Isola di San Giorgio, in collaborazione con la Fondazione Cini, nell’ambito della Biennale di Architettura. “Vi confesso che accanto a voi non mi sento un estraneo: mi sento a casa”, le parole di Francesco: “E penso che in realtà questo valga per ogni essere umano, perché, a tutti gli effetti, l’arte riveste lo statuto di ‘città rifugio’, una entità che disobbedisce al regime di violenza e discriminazione per creare forme di appartenenza umana capaci di riconoscere, includere, proteggere, abbracciare tutti. Tutti, a cominciare dagli ultimi”. “Le città rifugio sono un’istituzione biblica, menzionata già nel codice deuteronomico, destinata a prevenire lo spargimento di sangue innocente e a moderare il cieco desiderio di vendetta, per garantire la tutela dei diritti umani e cercare forme di riconciliazione”, ha ricordato il Papa.

Immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo”. È l’invito del Papa agli artisti, incontrati nella chiesa della Maddalena alla Giudecca. “È per questo che quando diciamo ‘stranieri ovunque’, stiamo proponendo ‘fratelli ovunque'”, ha spiegato Francesco, secondo il quale “sarebbe importante se le varie pratiche artistiche potessero costituirsi ovunque come una sorta di rete di città rifugio, collaborando per liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa fobia dei poveri”. “Dietro a queste antinomie c’è sempre il rifiuto dell’altro”, il monito del Papa: “C’è l’egoismo che ci fa funzionare come isole solitarie invece che come arcipelaghi collaborativi”.

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