L’intramontabile Tex
Letture per le vacanze: sulle piste del West
Da settant’anni la sua inconfondibile camicia gialla, con il cravattino nero che sventola quasi come un vessillo, continua a solcare le piste del vecchio West, un "marchio di fabbrica che i lettori hanno imparato a conoscere e ad amare anche negli albi in bianco e nero, insieme ai jeans e il cappello Stetson che ripara dal sole una faccia da duro.
Tex Willer, l’eroe western nato nel 1948 dalla penna di Gianluigi Bonelli e dalla matita di Aurelio Galleppini, non è certo uno che bada alle mode. Il suo abbigliamento è lo stesso da sempre; lo stesso così come i valori guida che ispirano la sua azione di Ranger, di capo bianco della tribù indiana dei Navajos e anche di loro agente indiano (Sotto questo profilo non teme conflitti di interesse il noto personaggio dei fumetti, proprio per la sua proverbiale onestà, uno dei valori guida, appunto). E avventura dopo avventura, duello dopo duello, battuta dopo battuta, con l’inseparabile Kit Carson, Tex - o se preferte Aquila della notte, nome con cui gli indiani lo hanno ribattezzato - arriva ora all’invidiabile età dei 70 anni in edicola. Uno dei comics più longevi del mondo, assimilabile ad autentici miti delle "nuvole parlanti" come Batman o Superman.
Qual è il segreto di un successo tanto inossidabile? Forse la risposta sta proprio nella fedeltà a se stesso e ai valori che gli appassionati, ma anche gli occasionali visitatori possono ritrovare nella mostra allestita queste settimane presso il Museo di Montegrotto Terme, in provincia di Padova, per celebrare a tutto tondo questo anniversario. Per l’occasione Sergio Bonelli e l’editore hanno pubblicato una nuova serie di album al personaggio da giovane che, prima di diventare un Ranger famoso, aveva già chiaro un quadro dei valori a partire proprio dalla sua decisa avversione al razzismo che accompagna fin dalle sue prime apparizioni. Per Tex Willer non conta il colore della pelle. L’unica differenza che gli interessa è quella tra buoni e cattivi che siano bianchi o neri, cinesi o indiani non ha alcuna rilevanza. Amico degli indiani, fratello di sangue del capo Apache Ochise, spesso le avventure lo portano a incontrare personaggi storici. Lo stesson Carson lo è. Indefettibile difensore dei diritti dei nativi dalle mire di politici corrotti, da agenti indiani disonesti, da proprietari terrieri che vorrebbero impadronirsi delle loro riserve, Tex non esita però a punire severamente le teste calde, cioè quei guerrieri che con le loro scorrerie mettono a repentaglio la pax indiana faticosamente raggiunta.
Il simbolo di questo speciale rapporto con i nativi d’America (antesignano persino del cinema western non più ispirato dal motto "il solo indiano buono è l’indiano morto") è il matrimonio con Lilith, la bella figlia di Nuvola Rossa, il sakem dei Navajos.
Tex è fedele alla famiglia e agli amici. Proprio quel matrimonio, dal quale è nato Kit, è uno dei tratti distintivi del personaggio. Lilith muore vittima del vaiolo, propagato nelle tribù da mercanti senza scrupoli (sui quali si abbatterà implacabile la sua vendetta), ma non avrà mai più altre donne, restando da vedovo sempre fedele al suo grande amore. La sua famiglia è quella formata dallo stretto legame con i suoi pards: Kit Carson, il navajos Tiger Jack e naturalmente Kit. Figlio adorato che fu in gamba quanto suo padre. Tra gli amici c’è El Morisco, egiziano trapiantato in Messico, Trapper Gros Jean, colonello delle Giubbe Rosse canadesi e il capo della polizia di San Francisco, Tom Devlin. Quando qualcuno chiama Tex e i suoi pards, non esitano un attimo ad accorrere in aiuto, affrontando oltre ai disagi del viaggio, insidie di tutti i tipi. Inarrestabile contro i malvagi e difensore dei deboli, dopo un breve passato da fuorilegge (per vicende legate alla sua famiglia d’origine), diviene un Ranger e da quel giorno è un costante martello per i delinquenti di ogni risma, "puro veleno " lo definiscono non a caso i suoi nemici. I suoi metodi a volte sono poco ortodossi, è vero. La sua è una giustizia sostanziale che sfugge ai lacci e laccioli dei condizionamenti e va al sodo: assicurare alla legge, difendere gli oppressi. Va dritto anche a costo di usare i "pentiti". Non è infrequente che liberi un malvivente dopo aver spremuto notizie utili o dopo aver ricevuto la promessa di cambiar vita.
Veloce con la pistola, ma spara solo per legittima difesa. Con il cervello Tex unisce una mira da cecchino, la forza di un Mike Tayson e la capacità investigativa di un Hercule Poirot. Insomma, l’amico poliziotto che tutti vorremmo a disposizione contro la corruzione, la mafia o anche solo contro la criminalità comune.
Più complesso il rapporto dell’eroe con la trascendenza. Che per Tex la vita non finisca con la morte lo si deduce da frequenti riferimenti dei dialoghi sull’inferno che attende i malvagi o dal timore di finire sopra una nuvoletta a suonare l’arpa quando soprattutto il pessimista Kit Carson paventa i pericoli insiti nelle molteplici avventure che li vedono protagonisti. Non si può dire che il Ranger sia un credente praticante. La sua piuttosto è una religione "laica" sostenuta dalla lotta per il bene e dai valori che abbiamo enumerato. Valori proiettati anche nell’aldilà. Non stupisce quindi che il suo acerrimo nemico, più volte sconfitto ma mai del tutto debellato, sia Mefisto. All’inizio illusionista di talento, convertitosi alle oscure arti della magia nera, per Tex infatti il male è male sia se compiuto su questa terra sia se evoca pratiche diaboliche e inquietanti. In realtà a guardare più a fondo vi è riflesso piuttosto il bisogno di noi di avere degli orientamenti certi, nel far west della complessità quotidiana, una stella da seguire, insomma, quella del Ranger che incarna i valori più longevi di tutte le mode che sono cambiate in settant’anni, da quando apparve per la prima volta in edicola.
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