Domenica 3 dicembre, commento di don Renato De Zan
Vegliate: non sapete quando è il momento (inizia il tempo dell'attesa al Natale: l'Avvento)
03.12.2023. 1° di Avvento- B
Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
1. Il Testo
1. Il nuovo Anno liturgico legge il Vangelo di Marco. Si tratta del vangelo canonico più antico (e più breve). Gli studiosi indicano come epoca della sua pubblicazione il periodo attorno all’anno 65 d.C. Il vangelo è suddiviso in sei grandi schede che illustrano la formazione dei discepoli: vocazione, designazione, missione, invito a seguire, invito a servire, invito a preparare la Pasqua. Contemporaneamente le sei schede spiegano la costruzione del Regno di Dio: il Regno si avvicina agli uomini nella persona di Gesù; le difficoltà degli uomini nell’accogliere il Regno; Gesù è pane per tutti; Gesù s’incammina verso il compimento del Regno per gli uomini; giudizio di Gesù su Gerusalemme, vecchio regno dell’uomo; giudizio dell’uomo su Gesù e sul Regno e giudizio di Dio su Gesù e sul Regno.
2. La formula evangelica, Mc 13,33-37, inizia con un incipit liturgico robusto: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli” (nel testo biblico i destinatari di queste parole di Gesù sono Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea: cf Mc 13,3). è costituito dall’ultima parte del discorso escatologico di Gesù (Mc 13,7-37). Gli indizi letterari (Mc 13,33.35.37: ripetizione dell’invito a vigilare e a vegliare; Mc 13,33.35: ripetizione dell’espressione “non sapete quando”) portano a suddividere il brano in due parti. Nella prima (Mc 13,33-34) si trova il comando di Gesù ai discepoli, paragonato al comando del padrone al portinaio. Nella seconda parte (Mc 13,35-37) c’è l’applicazione del paragone, in prospettiva escatologica, a Gesù (padrone di casa, meglio “signore” di casa) e ai suoi discepoli (servi e portinaio). Alla fine della seconda parte (Mt 13,37) viene ripresa la tematica e ampliata a tutti i cristiani (“Quello che dico a voi, lo dico a tutti”).
L’Esegesi
1. Il testo di Mc 13,33-37 è un paragone (“È come un uomo…”), illustrato nella prima parte della formula evangelica (Mc 13,33-34) e interpretato nella seconda (Mc 13,35-36). Chi è l’uomo che lascia la propria casa ai servi e al portinaio (v. 34)? È il Kyrios (v. 35). Il testo greco, infatti, adopera questo nome (“kyrios”), addolcendolo con il genitivo “di casa” (“tês oikìas”), ma alludendo chiaramente a Gesù che ritorna nella Parusia. I servi e il portinaio sono discepoli. In passato, il portinaio era Pietro e i servi, gli altri discepoli. La preoccupazione del Maestro è avvertire i suoi che non si sa quando sarà il momento (v. 34) in cui il Signore ritornerà (v. 35). La scansione temporale (sera, mezzanotte, canto del gallo, mattino) richiama la passione di Gesù: l’ultima cena, il tradimento di Giuda al Getsemani, il tradimento di Pietro, Gesù consegnato a Pilato. Anche il discepolo, in modi diversi, vivrà questi momenti e in questi momenti il Signore può tornare.
2. Il richiamo a “vegliare” è insistente. Il verbo “agrupnèo” (v. 33) e il verbo “gregorèo” (vv. 34.35.37) sono sinonimi. Si può vedere come i verbi abbiano una certa funzione inclusiva (vv. 33-34 = prima parte; vv. 34-36 seconda parte, interpretativa, e conclusione). Nel Nuovo Testamento il tema del vegliare e del vigilare è legato alla preghiera. Gesù al Getsemani dice ai discepoli: “Vegliate (“gregorèite”, stesso verbo del vangelo odierno) e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mc 14,38). Paolo scrive ai Corinti: “Vigilate, state saldi nella fede,...” (1Cor 16,13). Lo scrittore sacro dice ai Colossesi: “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie” (Col 4,2). Si prega per vivificare la fede. Gesù, giustamente, si preoccupa dell’essenziale perché un giorno si è chiesto: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). Senza la fede non c’è salvezza.
Il Contesto Liturgico
1. L’embolismo del prefazio offre una sintesi breve e semplice per comprendere cosa sia l’Avvento: “Al suo primo avvento nell’umiltà della condizione umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Quando verrà di nuovo nello splendore della gloria, ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”. Attraverso il cammino paziente del tempo, la Chiesa riflette, prega e celebra il mistero dell’attesa della venuta-ritorno di Gesù. Non è un’attesa di paura, ma di confidenza (cf antifona d’ingresso: “A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido”) nella consapevolezza della propria fragilità (“Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma”: prima lettura, Is 63,16b-17.19b; 64,2-7), alla quale viene incontro il Signore rendendo “saldi” i credenti (seconda lettura, 1Cor 1,3-9).
2 Per l’approfondimento: Focant C., Il vangelo secondo Marco, (Commenti e studi biblici) Cittadella Editrice, Assisi 2015, 539-542; Pesch R., Il vangelo di Marco. Parte seconda, (Commentario teologico del Nuovo Testamento, II.2), Paideia, Brescia 1982, 466-474; Standaert B., Marco. Vangelo di una notte, vangelo per la vita, (Testi e Commenti), EDB, Bologna 704-708; Yarbro Collins A., Marco. 2, (Commentario Paideia. Nuovo Testamento 2.2), Paideia, Torino 2013, 981-984.
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