Avvento: l'attesa vissuta nell’ascolto della Parola e nella cura della fede
Con il pomeriggio di sabato 1 dicembre 2018 inizia il tempo di Avvento, tempo che il Signore dona alla sua comunità perché si converta e si salvi. Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico
Lc 21,25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo".
Tematica liturgica
Con il pomeriggio di sabato 1 dicembre 2018 inizia il tempo di Avvento, tempo che il Signore dona alla sua comunità perché si converta e si salvi. Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico. L’Avvento è nato in Spagna nel sec, IV come tempo di preparazione al Battesimo, amministrato all’Epifania. Si trattava di una specie di seconda Quaresima.
Nella Liturgia romana l’Avvento viene introdotto nel sec. VII come preparazione al Natale, con forme non ben definite. Nel sacramentario presbiterale (Sacramentarium Gelasianum), si trovano cinque domeniche di preparazione, mentre nel sacramentario episcopale (Sacramentarium Gregorianum) se ne trovano quattro. Con il tempo si imporrà l’uso episcopale. L’Avvento è tempo in cui la comunità credente viene guidata sia all’attesa della seconda venuta del Cristo, alla fine dei tempi (prima parte dell’Avvento) sia alla preparazione del Natale, celebrazione della prima venuta di Cristo.
Per il Lezionario siamo nell’anno C, anno in cui si leggono di norma le pericopi evangeliche tratte da Luca. L’attesa di Gesù nella sua Parusia è il tema che domina la I domenica di Avvento. Nella II e nella III domenica il tema sfuma verso la memoria del popolo ebraico, invitato a vivere l’attesa del Messia. In questa I domenica le parole di Gesù indicano alla comunità credente come si caratterizzi l’attesa della sua Parusia. La prima caratteristica dell’attesa si ha nell’accoglienza perseverante della sua Parola. Seguono la vigilanza e la preghiera. Mentre la Parola accolta dona la vita ("Le parole che vi ho dette sono spirito e vita: Gv 6,63), la preghiera è orientata alla custodia e alla crescita della fede. Il legame con Cristo, infatti, è il fondamento di cui la comunità necessita per attraversare le difficoltà, la paura e lo smarrimento che gli avvenimenti della storia e della fine possono generare. La "vigilanza", infine, consiste sia nel maturare la fede sia nell’abbondare nell’agape sia nel comportarsi in modo di piacere a Dio (cfr la seconda lettura, 1 Ts 3,12-4,2).
Dimensione letteraria
Il discorso escatologico di Gesù nel vangelo di Luca non è molto lungo (Lc 21,8-36). La Liturgia ha scelto solo una piccola parte del discorso (Lc 21,25-28.34-36) per proporla come vangelo. Il brano non è omogeneo, ma è eclogadico (composto da versetti scelti). Al testo odierno sono stati tolti i versetti di Lc 21,29-33, che contengono la parabola dei germogli del fico, perché la Liturgia non vuole sottolineare i segni della fine (cosa già fatta nella penultima domenica del tempo ordinario) ma vuole evidenziare gli atteggiamenti del credente nell’attesa del ritorno del Maestro. L’incipit del brano è una aggiunta liturgica ("In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli"). La pericope liturgica del vangelo, che si proclama nella celebrazione, obbliga il lettore a scandire la lettura del testo in due momenti. Il primo (Lc 21,25-27) è caratterizzato dalla terza persona (singolare o plurale). Si tratta di un testo descrittivo secondo le immagini tipiche del linguaggio apocalittico per presentare la fine del mondo. Il secondo momento (Lc 21,28.34-36) è segnato dalla seconda persona plurale (voi) che manifesta i credenti come destinatari (v. 28: "alzatevi, la vostra liberazione"; v. 34: "state bene attenti, i vostri cuori, non vi piombi", v. 36: "Vegliate, abbiate forza").
Riflessione biblico-liturgica
a. La parusia genererà paura negli uomini, ma liberazione e rassicurazione nei credenti. I credenti "si risolleveranno" ("anakùpsate") e "alzeranno il capo". Il verbo "anakùpto", molto vicino a sunkùpto di Lc 13,11, indica la liberazione dal potere di Satana. Questo potere è ben descritto in Ebr 9,14-15: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita".
b. Nella spiegazione della parabola del buon seminatore (cfr Lc 8,14), si dice che le preoccupazioni della vita non fanno giungere a maturazione il seme della Parola. Gesù, dunque, spinge a un sano ascolto della Parola, oltre che - come già visto - a una sana preghiera che salvaguardi la fede.
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