Pordenone
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Sanità: l'innovazione tecnologica per l'emodialisi in un corso per infermieri a Pordenone

Presentato in Municipio il corso di formazione organizzato a Pordenone da Apped che si terrà il 21 e 22 ottobre e consentirà agli infermieri professionisti di ricorrere a nuove tecniche per l'emodialisi, a beneficio dei pazienti, 210 quelli seguiti da Asfo

Parole chiave: Da sx: Clarizia (1), Mancini (1), Panarello (1), Canzi (1), Finos (1), Cucci (7)
Sanità: l'innovazione tecnologica per l'emodialisi in un corso per infermieri a Pordenone

Curare non significa solo erogare delle cure, bensì significa prendersi cura della persona per darle la migliore qualità di vita possibile. È in quest’ottica che l’associazione Apped (Associazione provinciale pordenonese emodializzati, trapiantati e nefropatici) propone lunedì 21 e martedì 22 ottobre il corso dal titolo "L'infermiere e la puntura della fav ecoguidata". Si tratta della formazione finale in presenza (che segue la prima fase in fad, a distanza) a cui parteciperanno una cinquantina di professionisti, ossia infermieri specializzati in dialisi ed emodialisi, che potranno acquisire le più innovative conoscenze per la puntura ecoguidata. Per capire che impatto ha questa formazione, basti pensare che si tratta di pazienti che per molti anni della propria vita sono sottoposti a due punture per 156 volte l’anno (due volte a settimana) per terapie salvavita. Un così elevato numero di prestazioni mette a repentaglio la salute delle vene e pertanto anche della vita stessa, oltre che della cura. Questa tecnologia avanzata per l'esecuzione della dialisi va a maggiore tutela del personale infermieristico e medico a beneficio di una migliore qualità di vita per i pazienti. Solo nell’area vasta pordenonese sono 210 i pazienti dializzati, numero in crescita costante (erano circa 190 nel 2019, numero in crescita costante fatto salvo per l’anno di pandemia). Le patologie renali infatti sono strettamente correlate a diabete e ipertensione, patologie a loro volta collegate all’età. Dunque con l’invecchiamento tendenziale della popolazione cresce anche il numero di pazienti in trattamento e cura.

Il reparto di dialisi ed emodialisi pordenonese da sempre costituisce un’eccellenza anche a livello nazionale. Non a caso questo corso viene qui proposto e sarà frequentato da infermieri specialisti sia dell’area pordenonese (in servizio in Asfo, la gran parte dipendenti dell’azienda sanitaria ma anche la nuova figura degli infermieri in libera professione, circa 8 su 40 professionisti).

Il corso è stato presentato nella sala Missinato in Municipio a Pordenone, da Giacomo Panarello presidente Apped, Guglielmina Cucci assessore comunale alle Politiche Sociali, Mara Canzi direttrice del corso, Rosanna Finos responsabile del Servizio Infermieristico di Asfo, Walter Mancini direttore della Sc di nefrologia dell'Ospedale di Pordenone, Luciano Clarizia presidente dell’Ordine infermieri.

“Apped è emblematica della rinnovata alleanza tra mondo delle associazioni del terzo settore e sanità pubblica, un rapporto molto presente nel nostro territorio. Ecco perché ospitiamo questa conferenza stampa proprio in Municipio, che è la Casa della Comunità” ha spiegato l’assessora Cucci.

“La tecnologia senza assistenza umana non basta – ha commentato Rosanna Finos – La figura dell’infermiere rappresenta proprio questo perché ha come obiettivo proprio la persona. Ed è la figura che più ci mancherà visto il trend di disaffezione a questa professione. Perciò occorre una riflessione da parte di tutti, sia dei clinici, sia da parte di noi professionisti ma anche come comunità”.

“Speriamo che finalmente il percorso di laurea magistrale specialistica in Scienze Infermieristiche possa dare maggiori prospettive sia di retribuzione ma soprattutto di carriera, tali da attrarre nuove iscrizioni” ha aggiunto Luciano Clarizia.

“Le associazioni socio sanitarie, il personale medico, il personale infermieristico, sono le tre gambe su cui si sorregge la cura della persona. Questa specializzazione avanzata permette un ulteriore salto di qualità” ha commentato Walter Mancini.

“Il controllo con ecografo consente di vedere quello che normalmente non si vede, e consente al professionista di essere meno invasivo, specialmente in pazienti anziani più complessi e anziani con comorbilità e vene non sempre ottimali” ha spiegato Mara Canzi.

Fonte: Redazione Online
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