Sabato 14 maggio a Pordenone: il libro di Fabio Cavallari dedicato aD Ale Pivetta: "E adesso parlo io"
“E adesso parlo io” è un libro, un lungo monologo in cui Alessandro Pivetta, dopo 14 anni di silenzio in “stato vegetativo”, parla, si racconta, offre il suo sguardo d’osservazione, attraverso la voce dell’autore, Fabio Cavallari. Alla presentazione in Municipio erano presenti i genitori Giancarlo e Loredana. Sabato 14 maggio alle 17.30: incontro in anteprima nazionale sotto la Loggia del Municipio
“E adesso parlo io” è un libro, un lungo monologo in cui Alessandro Pivetta, dopo quattordici
anni di silenzio in “stato vegetativo”, parla, si racconta, offre il suo sguardo d’osservazione, attraverso la
voce dell’autore, Fabio Cavallari che, sconfiggendo il politicamente corretto, si assume la responsabilità
di incarnare i suoi pensieri. “Un libro sottolinea l’autore in conferenza stampa in Municipio, -
naturalmente frutto del contributo dei genitori di Alessandro Giancarlo e Loredana, che - con forza,
volontà e capacità di accettazione dimostrano che la vita va vissuta e che hanno voluto condividere le
esperienze vissute con il figlio per dimostrare non si tratta di esseri vegetali ma di persone . Ed infatti
l’autore ha precisato che rispetto alla volgarizzazione di “stato vegetativo” va utilizzata l’espressione
più corretta “veglia non responsiva” poiché queste persone non sono malate e sono in grado di
comunicare. “E’ una testimonianza del mistero della vita - ha chiosato l’assessora alle politiche sociali
Guglielmina Cucci, - della dignità delle persone, dell’amore smisurato della famiglia per il proprio
figlio”.
L’autore ha puntualizzato che si tratta di un libro poco lamentevole, poco compassionevole,
ironico, poco accomodante, talvolta sopra le righe, in cui certi cliché stereotipati vengono messi alla
berlina, in cui la forma utilizzata diventa sostanza. Il linguaggio si sposa con l’età di un ragazzo, 34 anni,
scompare il 21 gennaio 2021, che ha vissuto troppo poco per accontentarsi di giudizi preconfezionati . Il
monologo, pur non tralasciando fonti scientifiche e ricordando che l’errore diagnostico su questa
condizione è pari al 40% - ha precisato l’autore - è tutto impostato su un piano relazionale. Non fornisce
risposte, ma offre la possibilità che il dubbio lieviti, che la domanda sull’umano diventi centrale. “E
adesso parlo io” è un testo che non lascia spazio alla bontà perniciosa, alla lacrima facile, alla triste
nostalgia per una vita giocata a metà.
Mercoledì 11 la conferenza stampa in Municipio (vedi foto); se ne parlerà più diffusamente sabato 14 maggio alle 17.30 in loggia comunale.
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