Rete ospedaliera in difficoltà a reggere la pressione dell’emergenza Covid
Dall’Associazione Amici di Abele Casetta un documento con proposte per migliorare il servizio
Per rispondere ai ricoveri da coronavirus, sta proseguendo la riconversione di aree e spazi dell’ospedale civile. Nel nosocomio cittadino di via Montereale i reparti sono in sofferenza con circa 130 ricoverati. Nelle ultime ore sarebbe rientrata l’ipotesi del quarto reparto Covid nell’area chirurgica del padiglione A, dove, da un paio di settimane, sono ospitati anche i pazienti no-Covid delle Medicine. Quasi tutti i padiglioni ospitano ormai pazienti Covid. Le due Medicine nel padiglione C (quello di Pronto soccorso e Terapie intensive) erano state le prime a essere attivate, in contemporanea con la Pneumologia che si trova al terzo piano del padiglione B. La Regione ha deciso di trasformarlo in polo Covid prevedendo ricoveri graduali in base alla necessità e alla presenza di operatori. Con l’obiettivo di capire cosa poteva funzionare meglio e come la sanità pordenonese dovrà riorganizzarsi, un contributo arriva dall’associazione Amici Abele Casetta, con una proposta. “Le importanti risorse economiche a disposizione della sanità in questo periodo – mette in luce l’associazione che ha stilato un documento con un gruppo di esperti - e dei mesi a venire sono un’occasione storica per ridisegnare servizi e rete di relazioni e colmare carenze del passato. È il momento per un profondo ripensamento della rete ospedaliera e dei servizi territoriali. A cominciare dal futuro ospedale in cui i posti letto non saranno superiori a quelli attuali. Va definito nello specifico il ruolo di ciascun ospedale provinciale e un serio rafforzamento dei servizi territoriali. A seguito della pandemia deve essere rivisitato l’assetto funzionale del nuovo ospedale ponendo le fondamenta tecnologiche e organizzative per lo sviluppo della telemedicina”. “Va definita – prosegue il documento - un’equa ripartizione delle risorse e dei servizi a livello regionale. È necessario un raffronto pubblico e trasparente su tipologie e quantità di servizi tecnologici e dotazione di personale tra le diverse aree territoriali regionali non confondendo i fondi per gli investimenti con quelli correnti che servono proprio per servizi e personale e sui quali Pordenone è penalizzata”. Il documento chiede, inoltre, di bandire i concorsi necessari a riempire i posti apicali vacanti e di usare al meglio le proposte dei dipendenti per progettare un’azienda in modo partecipato. Non è più rinviabile un tavolo permanente tra Asfo e Cro, privato convenzionato, ordini professionali e terzo settore. Oltre allo sviluppo di sinergie tra Asfo e Cro per costruire percorsi sanitari di qualità centrati sulle persone.
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