Torna la contestazione studentesca?
Il Ministero della Pubblica Istruzione, bypassando il parere negativo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ha reso noto che l’Esame di Stato, conclusivo del percorso quinquennale degli Istituti superiori, si svolgerà come da tradizione. Immediata la reazione degli studenti
In questi giorni il Ministero della Pubblica Istruzione, bypassando il parere negativo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ha reso noto che l’Esame di Stato, conclusivo del percorso quinquennale degli Istituti superiori, si svolgerà come da tradizione: due prove scritte e un’esposizione orale. Quanto deciso dal ministro Bianchi è fortemente contestato dagli studenti. Cerchiamo di cogliere le motivazioni dell’uno e degli altri. La decisione del Ministero di ripristinare le due prove scritte si iscrive nella volontà di avviare un processo di normalizzazione della vita scolastica, a seguito del buon andamento remissivo della pandemia. Senza attendere tempi troppo dilatati e procrastinatori. Si coglie un’ulteriore motivazione ed è fortemente educativa. Al di là delle emergenze, e le abbiamo vissute e subite in questi ultimi due anni (lockdown, Dad, chiusura delle scuole, mancanza di docenti, turbinio di supplenze a causa dei docenti no-vax …), si vuole veicolare un messaggio pedagogico-educativo importante: le difficoltà vanno affrontate e superate senza richiedere continui scostamenti. Tutto ciò, a mio modesto parere, è coniugato con una rispettosa consapevolezza della realtà. La traccia della temuta seconda prova sarà redatta dal consiglio di classe o dall’Istituto di appartenenza; non verrà emanata dal Ministero, proprio nel rispetto dei percorsi e della reale attività scolastica svolta in ogni singola scuola; pertanto vanno fugate le ovvie ed anche giustificate paure degli studenti. Le due parole mantra che si possono leggere, trasversali alle decisioni del Ministero, sono: normalità e serietà valutativa. Dal versante studentesco si colgono ovvie paure, normali recriminazioni che sempre si tramandano, ma evidenziano una novità. Le tante manifestazioni studentesche sono un chiaro segnale di una maggiore consapevolezza da parte delle nuove generazioni. Nell’ultimo decennio si avvertiva quasi un ripiegamento, una eccessiva chiusura nel privato, un disinteresse verso le tematiche sociali da parte degli adolescenti e dei giovani. Ora sono nuovamente alla ribalta. Questo è un bene, questo è molto positivo. Il presente e il futuro è loro. Come adulti non dobbiamo accondiscendere passivamente, dobbiamo però confrontarci con rigore e serietà metodologica. Le grandi proteste per la morte in Alternanza scuola/lavoro del loro compagno Lorenzo non può ridursi solo ad un’indagine della magistratura, ma tutta la società deve farsene carico (anche perché le morti sul lavoro continuano con una frequenza e costanza impressionanti). Le grandi proteste per l’inadeguatezza logistica, didattica, sociale dei locali scolastici non è una fola di qualche scalmanato, ma è una drammatica realtà. Gli studenti spingono la politica a prendere le proprie responsabilità e i decisori hanno da dare risposte pertinenti, immediate, concrete. Il rifiuto ad affrontare le prove scritte dell’esame di Stato si annoverano nelle normali provocazioni tipiche dell’età, non suffragate da motivazioni né pertinenti né giustificate. In molti si pensava ancora alla solita prorogatio, ma questa non è stata giustamente confermata. Certamente c’è necessità di rivedere l’impianto degli esami di Stato, ma non per fare sconti sui saperi, conoscenze e competenze da possedere, sarebbe troppo banale e impoverente. C’è necessità di ripensare la Scuola italiana, il suo ruolo, la sua organizzazione, la sua valenza sociale ripristinando la dignità di Insegnati e Dirigenti a partire da una serrata formazione e aggiornamento professionali.
diac. G Mauro Dalla Torre
Delegato vescovile per la Cultura
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