Scuola e religione
Ora di religione. Al di là delle fedi e delle appartenenze sorge una domanda ineludibile: perché avvalersi di questo insegnamento?
n questi giorni tantissime famiglie sono attraversate da una significativa preoccupazione: iscrivere per la prima volta i propri figli nei vari percorsi scolastici, a partire dalla Scuola dell’Infanzia sino alla Scuola secondaria di secondo grado (Superiori).
Se per il primo ciclo la scelta è obbligatoria e quasi vincolante in termini geografici e di organizzazione familiare, certamente la scelta della tipologia di Istituto da frequentare nelle superiori diventa discriminante per la vita stessa del singolo studente. Un tempo e una decisione delicatissimi. Nello stesso tempo, per tutti gli studenti e loro famiglie, si pone la scelta di avvalersi o non avvalersi dell’Insegnamento della Religione cattolica.
Al di là delle fedi e delle appartenenze sorge una domanda ineludibile: perché avvalersi di questo insegnamento?
La risposta è assai articolata e tocca parecchi ambiti. Ne cogliamo alcuni, a seguito peraltro del messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana su questo argomento.
Innanzitutto l’Insegnamento della Religione cattolica (IRc) nella Scuola permette "la conoscenza e la valorizzazione dello studio della Bibbia sia da un punto di vista culturale, che storico e artistico. Sembra inutile ricordare come la Bibbia costituisca un patrimonio culturale per tutti gli uomini; essa è stata definita il Grande Codice in cui la cultura occidentale può trovare le proprie radici, ma il suo contenuto va oltre i confini dell’Occidente e intende parlare a tutta l’umanità per avviare un confronto sul significato ultimo della vita e del mondo" (ivi).
Purtroppo, nella prassi consueta dell’azione didattica, solo l’IRc dedica un ampio spazio alla lettura, spiegazione e riflessione su questo documento fondativo della cultura occidentale e non solo, perché essa parla a tutti gli uomini.
A ciò si affiancano due altre possibilità del tutto rilevanti.
Nell’ora di religione è data l’occasione di interrogarsi, di porre domande, di permettersi una riflessione alta e rigorosa sulla vita, sul suo significato, sulla storia, sugli eventi ecc. al di là della chiacchiera imperante, delle urla mediatiche, del pensiero conforme. Agli studenti è dato di abitare le domande e i grandi perché, in questa ora, come occasione da non perdersi.
Contemporaneamente l’allievo percepisce e sperimenta un dono preziosissimo: il dono del tempo. Nella ristrettezza temporale dell’ora il suo utilizzo puntuale, centrato e fecondo permette all’allievo di prendere coscienza di questo bene preziosissimo che è il tempo.
Mai come oggi le nuove generazioni danno così poco valore al tempo e mai come oggi gli stili di vita sono riduttivi rispetto alla stessa. Nell’ora di religione queste riflessioni si pongono, si affrontano queste tematiche anche scomode e desuete, seppur centrali.
Ecco: l’ora di religione diventa un’occasione unica di maturazione, di confronto, di cammino individuale e di gruppo; un percorso umano, intellettuale e culturale decisivo e fondamentale anche per il resto della vita.
*Direttore Ufficio Scuola Diocesano
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