Laudate Deum: Sos per il pianeta
Francesco chiede una vera e propria conversione, che sia cambiamento di modo di pensare e di agire.
Dopo appena otto anni dall’enciclica Laudato sì papa Francesco ha sentito la necessità di tornare sul problema, che egli definisce di ecologia globale, con una Esortazione apostolica intitolata Laudate Deum pubblicata il 4 ottobre. Ci si può chiedere perché, e la riposta potrebbe essere questa: l’enciclica non ha ottenuto l’effetto sperato e nel frattempo la situazione ecologica sta precipitando in maniera drammatica.
La convinzione di papa Francesco è che non si può separare il problema ecologico, strettamente inteso, dal problema della solidarietà verso gli ultimi e gli scartati e che, in fin dei conti, abbiamo a che fare con le sorti dell’umanità intera. Ancora una volta, come ha fatto innumerevoli volte, il papa ripete che non ci si salva da soli ma tutti insieme. Guardare la situazione a partire dagli effetti sugli ultimi e gli scartati non è solo naturale conseguenza dell’insegnamento evangelico, ma una scelta che ha a che fare con la comprensione di quanto accade e con le possibili soluzioni. Per fare un paragone, è come quando una persona non è in buona salute: il medico non si concentra su ciò che va bene nell’organismo ma sui sintomi che aiutano a individuare la malattia in atto e a saper cosa fare per curarla. Scartati e ultimi sono in sintomi più chiari per capire il malessere di cui natura e umanità soffrono e i pericoli che corriamo.
Francesco chiede una vera e propria conversione, che sia cambiamento di modo di pensare e di agire. In particolare punta il dito su quella che viene chiamata la tecnocrazia (potere della tecnica), che porta a ritenere che non vi devono essere limiti di carattere etico alle possibilità che la tecnica mette a disposizione degli uomini. In questo modo la tecnica, da mezzo anche prezioso, diventa un fine, per perseguire il quale si trascura il contesto generale in cui si opera. Un risultato inevitabile sarà che gli esseri umani saranno ridotti a servi di questo fine e trattati secondo questa ottica. Con ciò è inevitabile che da una parte vi siano sprechi di risorse naturali che non possiamo più permetterci, e dall’altra parte porzioni sempre più ampie di popolazione mondiale (gli “scartati”) private di beni elementari per l’esistenza: terra coltivabile, acqua potabile, aria respirabile. Non solo, ma nelle stesse società dove questi beni sono sufficientemente disponibili, verranno scartati tutti coloro che non sono sfruttabili dalla tecnologia. Basti pensare al problema degli anziani, a cui Francesco ha dedicato 9 riflessioni in Udienze generali recenti e su cui è tornato anche in occasione della “Festa dei nonni”.
Bisogna convertirsi, dunque, ad una cultura umanistica, che ponga la dignità di ogni essere umano sempre come fine, mentre la tecnica, la finanza, la politica vanno concepite come i mezzi per garantire il rispetto di quella dignità. Sì anche la politica, sulla quale la Laudate Deum insiste, con un appello a riscoprire la preziosità della vocazione politica, intesa come prendersi a cuore del bene comune, come una delle vocazioni più nobili che vi possono essere. Il papa pensa alle responsabilità politiche entro i singoli governi, ma con forza afferma la necessità di scelte politiche globali, che si occupino di questo che è un problema globale. Il papa dedica l’intero quarto capitolo dell’Esortazione all’analisi dei risultati e purtroppo anche dei ritardi e delle inadeguatezze delle varie Conferenze sul clima: non adeguate riguardo le analisi, la presa di coscienza delle gravità, le decisioni proposte e soprattutto l’assenza di controlli e di istanze di efficace applicazione delle decisioni stesse. La conversione ecologica ha estrema necessità di decisioni all’altezza della gravità della situazione, che siano davvero efficaci e che la loro applicazione sia chiaramente verificabile, senza ambiguità.
Ma papa Francesco non trascura anche la dimensione individuale delle responsabilità e afferma che le azioni di gruppi radicalizzati in realtà denunciano il vuoto di indispensabili assunzioni di responsabilità sociali da parte di tutti, e afferma che ogni famiglia ha il dovere di occuparsi del futuro dei propri figli. Da questo punto di vista l’ultimo capitolo dell’Esortazione mette in risalto l’apporto che può dare la visione biblica dell’uomo e del creato e l’apporto alla conversione a cui si è accennato da parte della spiritualità cristiana, se maturamente compresa e coerentemente messa in pratica. Una spiritualità che abbraccia l’orizzonte davvero globale del regno di Dio, annunciato come possibile da Gesù, e che pone costantemente la coscienza di ciascuno davanti a Dio, con docilità e dedizione, perché, afferma Francesco, esseri umani che pretendano di sostituirsi a Dio diventano il peggior pericolo per se stessi e per tutti.
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