Castions di Zoppola: 63 artisti interpretano la pace
L’esposizione “…Manifestazioni di Pace…”, allestita nel Palazzo Costantini di Castions di Zoppola sede della Galleria Civica “Celso e Giovanni Costantini”, si avvale della presenza di 63 gli artisti ripartiti tra pittori, scultori, incisori, fotografi e poeti. 63 artefici che interpretano, ognuno con la propria sensibilità un bisogno di fratellanza e di mutua cooperazione che si scontra con il mondo delle guerre
Nella tradizione artistica l’iconografia della Pace è alquanto ricca e composita, dal comparire nell’arte profana a segnare la fine di una guerra, all’abbraccio con la rappresentazione della Giustizia o, in particolare nell’epoca barocca, intenta con una torcia a dar fuoco a delle armi accatastate. Di sicuro, però, la raffigurazione della Pace più nota è quella conferita a una colomba con un ramoscello di ulivo nel becco. Tale immagine è da ricondurre al termine del Diluvio Universale quando Noè per rendersi conto se vi fossero terre emerse dalle acque inviò in volo dapprima un corvo e quindi una colomba che al secondo tentativo così ebbe a manifestarsi: “…e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba, essa non tornò più da lui” (Genesi, 8, 11-12). Per ringraziamento Noè edificò un altare al Signore e Dio stabilì un patto d’alleanza con gli uomini.
La figura della colomba è dunque simbolo di pace per eccellenza e nelle arti di ogni tempo è stata così raffigurata fino a giungere, tra gli altri artisti, alla celebre effige di Pablo Picasso. Ma nell’arte moderna e contemporanea anche la raffigurazione della Pace ha trovato nuove e molteplici descrizioni nelle scansioni offerte dalla velocità, dalla psicanalisi e dall’abbandono, almeno in parte, della figurazione a favore dell’informale e del concettuale.
L’esposizione “…Manifestazioni di Pace…”, allestita nel Palazzo Costantini di Castions di Zoppola sede della Galleria Civica “Celso e Giovanni Costantini”, si avvale della presenza di 63 gli artisti ripartiti tra pittori, scultori, incisori, fotografi e poeti. 63 artefici che interpretano, ognuno con la propria sensibilità e l’intima cifra stilistica, una tematica antica quanto l’uomo, un bisogno di tranquillità, di fratellanza e di mutua cooperazione che si scontra da sempre con gli abissi neri della sopraffazione, della violenza e dell’egoismo. Ogni opera presente nella mostra castionese testimonia un anelito a un mondo migliore e ognuna di queste, giova rammentarlo, palesa indubbie qualità. Per ragioni di spazio si ricordano almeno quelle realizzate da Giorgio Celiberti, qui memore della famosa colomba picassiana, le compitazioni cromatiche di Nane Zavagno suddivise tra la tenebra della guerra e la luce della pace, il polimaterismo di Luciano Bellet, la reiterata parola pace che in Roberto da Cevraja s’intreccia in un caleidoscopico concatenamento, le significanti fotografie di Elio e Stefano Ciol e di Antonio Panciera, e ancora le composizioni di Angelo Toppazzini, Stefano Jus, Guerrino Dirindin, Dario Rosolen e di tutti gli altri. Un’opera, nondimeno, a parere di chi scrive pare assurgere a manifesto della tematica in oggetto. Sergio Colautti con la sua colomba impigliata nelle maglie di una rete metallica, resa con cromie ben modulate, pare ricordarci che tale simbolo di Pace è sì toccata dalle asperità della guerra in un intreccio reticolare che rappresenta tutta l’umanità, ma forse, di questa, ne è in definitiva l’altra faccia della medaglia sempre in bilico tra odio e amore, nella speranza che quest’ultimo sentimento finalmente prevalga e la colomba sia libera di volare emanando nel mondo il suo messaggio di fratellanza.
Stefano Aloisi
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