Azzano Decimo, un capitello in onore di San Carlo Borromeo
Collocato in località Cesena per iniziativa di Mario Del Bel Belluz
Lo scorso mercoledì 4 novembre, nella borgata di Cesena, all’incrocio fra Via Rivatte e Via Bando, è stata benedetta una nuova edicola-capitello dedicata a San Carlo Borromeo proprio nella data della sua morte e canonizzazione. Perché si è voluto ricordare questo Santo con questa edicola e in questo luogo?Ce ne parla Mario Del Bel Belluz, promotore di questa iniziativa che mette in luce il suo profondo legame con la borgata di Cesena dove abita fin dalla nascita. Egli stesso ha raccolto notizie in merito a un’antica tradizione, da lui approfondita con alcune ricerche storiche e richiamandosi a memorie che fin da bambino gli sono state trasmesse dalle persone anziane del luogo.
Il capitello si trova in un crocicchio nel quale si incontrano tre comuni e tre parrocchie contermini: Azzano Decimo nel punto centrale, mentre a sud-est ci sono i confini del comune di Chions in parrocchia di Taiedo e a nord-ovest di Fiume Veneto in parrocchia di Praturlone. E proprio in questa zona sorgeva una piccola chiesa campestre dedicata appunto a san Carlo Borromeo, probabilmente eretta tra il 1600 e il 1800. Alcuni resti di questa chiesa sono stati recuperati per costruire il pavimento del vecchio mulino del Bando. Si presume che anche il proprietario della casa di fronte, Giovanni Schincariol, avesse voluto ricordare San Carlo con un dipinto posto in una nicchia verso la strada. Questo dipinto lo ricordiamo un po’ tutti ed è andato distrutto con la demolizione della casa circa una trentina d’anni fa.
L’antica chiesetta era luogo di sosta e di preghiera per i monaci di passaggio che si recavano, attraverso una passerella sul Sile, ad officiare nella chiesa di Santa Croce, matrice delle parrocchie limitrofe. I monaci dell’ordine benedettino di San Sebastiano di Venezia risiedevano nel convento del territorio di Taiedo: ne vediamo ancora le tracce negli archi delle case Burella. Da qui partivano passando proprio lungo la strada dove è stato collocato il capitello. Il convento fu abbandonato quando nel 1772 furono confiscati i beni e i terreni che appartenevano alla Serenissima di Venezia.
"In seguito a quanto ho ricordato - conclude Mario - mi sono dato da fare per poter realizzare questo capitello a ricordo della chiesetta edificata in questa zona nel lontano passato". Ci si potrebbe chiedere quale sia il messaggio offerto dalla vita di san Carlo, scelto dalla popolazione di questa nostra terra certamente per invocarne la protezione. Ebbene, questo santo, che era nato ad Arona nel 1438, nel breve volgere dei suoi a quarantasei anni di vita si spese molto per il bene della Chiesa. Ricordiamo soprattutto il periodo in cui fu Vescovo di Milano (mentre era Papa lo zio Pio IV della famiglia dei Medici), quando si prodigò nell’assistenza ai poveri e agli ammalati durante la grande peste bubbonica del 1576 e, successivamente, fino alla morte avvenuta a Milano nel 1584. In questo periodo oltre all’assistenza diretta, mise a disposizione tutti i suoi beni. San Carlo fu poi canonizzato il 1° Novembre 1610 da Papa Paolo V. "Ora la sua immagine è stata collocata qui - conclude Mario - per fare memoria della devozione a lui espressa dalla popolazione di questi luoghi, ma soprattutto perché interceda per noi in questo terribile momento che stiamo vivendo a causa della pandemia che rappresenta la peste del nostro tempo".
Mario desidera ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per la realizzazione di questa opera: il sindaco Marco Putto che ha concesso l’autorizzazione a collocare l’opera in territorio comunale e ha fatto sistemare il terreno e il fossato attiguo; i fratelli Tondato per l’opera di cementazione; il falegname Luigino Zanella che ha costruito il capitello; Mario per la tinteggiatura e collocazione del manufatto, il lattoniere e l’elettricista per il loro lavoro, i futuri giovani sposi Federica e Marco che hanno regalato la riproduzione di san Carlo e infine chi ha offerto l’omaggio dei fiori.
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