Vescovo Giuseppe Pellegrini: Omelia di Pasqua di Resurrezione
Carissimi, l’annuncio della gioia pasquale risuona forte anche oggi. La vita ha vinto la morte, la disperazione e la paura. “Dov’è o morte, la tua vittoria! Dov’è o morte, il tuo pungiglione” (1Corinzi 15,55), dirà san Paolo. La morte che sembrava trionfare à stata definitivamente sconfitta dall’amore di Dio per noi.
L’amore è più forte della morte
In tutto il mondo riecheggia il messaggio pasquale: Il crocifisso è risorto! Con la risurrezione l’umanità si riveste di nuovo e la luce spendente della Pasqua illumina e dà un senso e un significato alla nostra vita. Ce lo ricorda san Pietro nel discorso fatto nella casa di Cornelio: “Lo uccisero appendendolo ad una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che si manifestasse … a testimoni prescelti da Dio, a noi” (Atti 10,39-41). L’incontro con Gesù risorto, ieri come oggi, diventa il fondamento dell’annuncio e della testimonianza, donandoci la speranza che non delude, anche di fronte alla realtà attuale. Si diventa annunciatori del risorto solo perché si è testimoni di lui. Non una dottrina astratta sulla resurrezione, ma l’annuncio che Gesù di Nazareth, messo in croce e morto, è il Vivente risorto, colui che dà senso alla nostra vita.
I racconti evangelici della risurrezione di Gesù iniziano con le donne e i discepoli che corrono per vedere la finale di quello che avevano visto e vissuto nei giorni precedenti. Pur con l’angoscia e la paura nel cuore, hanno un desiderio profondo: cercare Gesù. Sappiamo cosa recita il proverbio: chi cerca, trova! Ma è una ricerca che non sa di curiosità o di appagamento di qualcosa che si vuole, ma la volontà di dare un senso profondo alla vita, che solo l’amore può dare. Si erano recati al sepolcro solo quelli che avevano fatto esperienza dell’amore di Gesù. Proprio loro, che si erano sentiti amati, per primi capirono che l’amore vince la morte. Nel cuore delle donne e dei discepoli c’erano ancora delle ferite aperte, ma c’era anche un profondo desiderio e una nostalgia di quel ricordo e di quell’amore che avevano sperimentato quando erano con Lui, consapevoli, con lo sguardo della fede, che non sarebbe tutto finito. Ma perché tutti corrono? È la fretta di chi ama e si sente amato, di chi si ricorda delle parole e dei gesti di Gesù. L’amore verso Gesù, come ci fa vedere Maria di Maddalena, dona una qualità di vita così grande, capace di vincere la morte. La vita eterna non è un premio per chi si comporta bene, ma è uno stile e un modo di vita da vivere nel presente. Ecco perché il messaggio della Pasqua rinnova i nostri cuori e la nostra vita, offrendoci anche oggi, pace, amore, benevolenza, solidarietà, giustizia e fede. Ma per averli è necessario ripercorrere il cammino tracciato dal crocifisso risorto. Solo una vita donata per amore conduce alla risurrezione.
Purtroppo, in questo tempo, facciamo fatica a vedere e ad accogliere i frutti della risurrezione. Due avvenimenti hanno messo in crisi, in questi due ultimi anni, la nostra umanità e la capacità di vera relazione con gli altri. Due avvenimenti che ci fanno sentire una mancanza. È stata la prima reazione di Maria di Magdala: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto” (Giovanni 20,2). In questi anni abbiamo sentito e sentiamo la mancanza di incontri veri e di relazione con le persone, di contatto e di prossimità; ma anche una mancanza di senso della vita, di risposte che solo Qualcuno può colmare: Dio! Il Covid con la sua scia di sofferenza, di morte e di crisi sociale ed economica, ma ora anche la guerra tra Russia e Ucraina, che distano meno di due ora di volo dall’Italia, la guerra sul pianerottolo di casa, come qualcuno l’ha definita, ci stanno togliendo la speranza di un mondo nuovo, e le gioie della vita. Una guerra atroce, che fa vedere il peggio della natura umana, con efferatezze inaudite e impensabili. Troppe guerre e troppe violenze ci sono ancora nel mondo. Per anni siamo stati convinti che il mondo si fosse incamminato su un percorso di pace segnato dal confronto e dal dialogo. Invece sta predominando la legge del più forte che prevale sul debole, di chi ha più potenziale militare e atomica. E purtroppo, come ci ha ricordato papa Francesco, tutto questo comporterà la corsa al riarmo, con investimenti ingenti nel settore militare, a scapito delle politiche di lotta alle povertà e fragilità, ancora presenti nel mondo. In questa situazione ha ancora senso parlare di Risurrezione, di vita nuova e di amore?
Carissimi, l’annuncio della gioia pasquale risuona forte anche oggi. La vita ha vinto la morte, la disperazione e la paura. “Dov’è o morte, la tua vittoria! Dov’è o morte, il tuo pungiglione” (1Corinzi 15,55), dirà san Paolo. La morte che sembrava trionfare à stata definitivamente sconfitta dall’amore di Dio per noi. Una vita vissuta e spesa nell’amore, come ha fatto Gesù, non può conoscere la morte perché “forte come la morte è l’amore” (Cantico dei cantici 8,6). Il vero nemico della morte è l’amore. Il Signore è risorto per dirci che, di fronte a chi decide di amare, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno che non rotoli via. Tutto quello che vivremo nell’amore, non andrà perduto. I gesti di solidarietà e accoglienza che facciamo con i profughi di guerre vicine e lontane, la vicinanza verso persone che conosciamo e che stanno vivendo situazioni di dolore e sofferenza, la porta aperta del cuore e della nostra casa verso chi cerca un sorriso e una parola, ci aiuteranno a superare questi tempi difficili, a vincere il male, le sofferenze, le guerre a perfino la morte, perché sono gesti di amore!
Viviamo così, la Pasqua di quest’anno. Buona Pasqua a tutti.
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