Rinnovata la convenzione Asfo e Diocesi di Concordia Pordenone
L'accordo il 22 dicembre al centro diocesano: si conferma e rinnova la presenza dei cappellani ospedalieri al santa Maria degli Angeli di Pordenone, a San Vito, Spilimbergo e Maniago.
Firma del rinnovo della convenzione tra l’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale e la Diocesi di Concordia Pordenone, in base alla quale quest’ultima assicura, come da anni avviene, il servizio di assistenza religiosa cattolica ex art. 38 della legge 833/1978 presso l’Ospedale “Santa Maria degli Angeli” di Pordenone, e nelle strutture ospedaliere di S. Vito al Tagliamento, Spilimbergo e Maniago. La Diocesi mette a disposizione uno o più sacerdoti, anche a rotazione, per assicurare la continuità dell’assistenza religiosa cattolica, e si tratta di un prezioso servizio che si intende diretto a facilitare, soprattutto ai degenti ed ai loro familiari, il libero esercizio del diritto di professare la propria confessione religiosa. La convenzione definisce e regolamenta i vari aspetti della presenza dei religiosi nei vari nosocomi. L’impegno minimo richiesto per l’espletamento del servizio è quantificato in 72 ore settimanali. Gli orari di presenza o reperibilità del personale di assistenza religiosa dovranno essere concordati con i Responsabili delle Strutture Operative, in accordo con la Direzione Medica Ospedaliera competente. Al personale religioso l’ASFO mette a disposizione presso ciascuna sede uno o più locali ad uso ufficio e presso la sede ospedaliera di Pordenone uno o più locali ad uso alloggio. Il personale di assistenza religiosa, inoltre, potrà usufruire del servizio di mensa aziendale. “I sacerdoti, assieme agli altri operatori religiosi, svolgono un servizio importante all'interno degli ospedali – afferma il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale Joseph Polimeni, che ha siglato la convenzione unitamente al Vescovo della Diocesi di Concordia Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini - perché garantiscono un sostegno importante, anche per i pazienti più anziani e per quelli più gravi”.
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