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Natale: omelia del vescovo Giuseppe Pellegrini

A Natale Dio si fa dono gratuito

Natale: omelia del vescovo Giuseppe Pellegrini

Carissimi, nel Natale siamo invitati a guardare e a contemplare nella nascita del Bambino Gesù, la venuta di Dio in mezzo a noi. Celebrarlo in questa Eucaristia, non significa rievocare un fatto del passato, ritornando per un momento ai tempi spensierati della nostra infanzia, ma sentirsi coinvolti nell’accogliere l'amore di Dio che ci raggiunge anche oggi, di Dio che viene in mezzo a noi. “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Luca 2,11). Si avvera quanto il profeta Sofonia ci aveva preannunciato nell’Avvento: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia Israele, esulta e acclama con tutto il cuore... il Signore è in mezzo a te, tu non temere più alcuna sventura” (3,14-15). Questo è il Natale: Dio che si fa dono e si consegna all’umanità nella sua Parola fatta carne. E noi che lo accogliamo con il cuore pieno di gioia e di pace.
Ma quale luce di speranza può venire da questo Natale che ci trova ancora immersi nelle tenebre della pandemia, della disoccupazione, della crisi sociale, della sofferenza e solitudine di tanti ammalati, dell'incertezza del futuro? Dove sta la forza del Natale? Dove trovarla? La Liturgia della Parola di questa solennità ci offre una grande ricchezza di testi, distribuendoli nella Santa Messa della notte, dell'aurora, e del giorno, per aiutarci a comprendere e ad immergerci nel significato più vero, più profondo e attuale della nascita di Gesù. Nella celebrazione della notte, l’accento è posto sul fatto storico della nascita: al tempo di Cesare Augusto, a Betlemme, Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, avvolgendolo in fase e deponendolo in una mangiatoia (cfr. Luca 2,1-7). Le successive celebrazioni ci aiutano a penetrare il significato più profondo dell’evento: chi è quel bambino che i Pastori, ascoltando l’annuncio degli angeli, sono andati ad adorare? L’evangelista Giovanni, nel prologo del suo Vangelo, scrive: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio ... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (1,1.14). Qui è racchiuso il significato più vero e più profondo del Natale: Dio il creatore si è fatto creatura, l’Onnipotente si è fatto povero, si è rivestito della nostra povera umanità, della nostra natura umana, per rivestirci della sua divinità, perché noi potessimo condividere la sua vita divina. Dio si è fatto uomo perché l'umanità tutta diventi come Dio! Dio, nel suo Figlio incarnato assume tutta la nostra debolezza, per liberarla dalla corruzione del peccato e della morte. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio getta una forte luce sul dramma della storia dell’umanità, ricordandoci che non siamo soli, che c’è un Padre che ci ama e che ha cura di noi, che ci vuole bene, così come siamo. Questo Bambino è la luce che si accende nella notte del mondo, e della nostra vita, la luce che porta speranza e gioia. Ce lo suggerisce il profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; ... perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (9,1.5). Gesù è la luce, la vera luce, la luce che dà un senso alla vita, che dona la speranza e che ci apre la via del cielo. A chi lo crede, è offerto un nuovo modo di vivere. Ce lo ricorda l’apostolo Paolo: “E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tito, 2,11-12).
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Carissimi, viene spontanea ancora qualche domanda: ma è proprio vero che l’umanità sia consapevole delle tenebre che la sovrastano e che sia desiderosa di trovare questa luce? Più personalmente: io, noi, siamo disposti ad aprire la porta del nostro cuore per accogliere questa luce? Guardandoci un po’attorno, non sembra sia così! Il dono di Dio non sempre è gradito e apprezzato, come ci ricorda il Vangelo. Gesù è nato in una grotta “perché per loro non c'era posto nell’alloggio” (Luca 2,7); e Giovanni, nel Prologo: “Venne fra i suoi, e i suoi non l'hanno accolto” (1,11). È pure il dramma dell'uomo contemporaneo che non considera prioritario l'incontro e la relazione con Dio, schiacciato dalle cose urgenti della vita quotidiana e più preoccupato di quelle materiali, dimenticandosi di fare spazio a Dio, di lasciarlo entrare nella vita e di amare e servire i fratelli e le sorelle più bisognosi. Non basta accendere tante luci o tuffarci nelle compere natalizie e nei regali, per vivere un bel Natale. È necessario che anche noi, per vivere un Natale più autentico ed essenziale, ci lasciamo avvolgere dalla luce e dalla gloria del Signore e, come hanno fatto i pastori, fidarsi di Dio e della sua Parola. Il bellissimo invito: “Non temere, non temete”, che percorre tutta la Storia della salvezza, e che è stato accolto da Zaccaria, da Maria, da Giuseppe e dai pastori, ora viene rivolto anche a ciascuno di noi, ricordandoci che la nostra vita è nelle mani di Dio, e Dio sa trarre dal male il bene, perché “nulla è impossibile a Dio” (Luca 1,37).
Il Natale è la festa più rivoluzionaria della storia perché ha unito per sempre il cielo con la terra, che è diventata il luogo dell’abitazione di Dio, dove Dio ha manifestato il suo volto di amore e di tenerezza, di gioia e di pace. Lasciamoci sorprendere dal Vangelo e dalla Buona Notizia del Natale, recuperando il senso del dono e della gratuità. Del dono di ogni vita nuova che nasce e del dono inaudito che Dio ha fatto all’umanità con la venuta nella carne di Gesù. Il dono ha la capacità di sorprenderci perché sgorga da un cuore grato per quello che ha ricevuto. Chi dona gode della gioia che si è provata nel ricevere: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!” (Atti 20,35). La gratuità non è tale perché non comporta un prezzo, ma perché suscita gratitudine e fraternità, scaturendo da un cuore libero che ama e che dona tutto se stesso. Se vogliamo essere veramente umani - ci ha ricordato papa Francesco citando la Caritas in Veritate al n. 34 – dobbiamo fare spazio al principio di gratuità, come espressione di vera fraternità.
Dona, o Signore, agli uomini e alle donne del nostro tempo la forza e la speranza perché, nella contemplazione della tua nascita, possano gioire e credere che nulla dell’umano è estraneo al Figlio di Dio, e nulla di Dio è estraneo a noi. Buon Natale a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini, Vescovo

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