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Con la Caritas diocesana: mascherine e borse fatte da richiedenti asilo

Un progetto creativo di inclusione proposto dalla Caritas diocesana con Nuovi Vicini. T-Essere, laboratorio sociale di sartoria

Con la Caritas diocesana: mascherine e borse fatte da richiedenti asilo

L'idea di un laboratorio di sartoria sociale è nata all’interno della Caritas diocesana di Concordia-Pordenone e della Cooperativa sociale Nuovi Vicini qualche anno fa: si trattava di un incontro settimanale per richiedenti asilo e rifugiati che imparavano a cucire, scambiandosi idee, condividendo piatti tipici. La pandemia ha fatto chiudere quest’esperienza e mai si sarebbe pensato che lo stesso Covid avrebbe creato anche l’occasione per far ripartire il laboratorio.
Nel mese di maggio 2020 è infatti nato il laboratorio di sartoria sociale T-essere, per produrre mascherine anticovid19, in cotone, bianche o coloratissime, con tessuto antigoccia.
L’iniziativa vede anche la collaborazione come partner dell’Azienda Sanitaria del Friuli Occidentale ed è stato avviato ed è stato avviato grazie al contributo della Fondazione Friuli nell’ambito del Bando Welfare, con l’obiettivo primario di favorire l’inclusione sociale di richiedenti asilo e rifugiati, di persone in condizioni di svantaggio o con disabilità.
Nel tempo oltre alle mascherine, nel laboratorio t-essere si sono iniziati a realizzare manufatti industriali, portaoggetti di stoffa, astucci, beauty, portachiavi, shopping bag, borse, zainetti, portafogli e altri accessori, in vendita nello stesso laboratorio, presso la Caritas diocesana a Casa Madonna Pellegrina e nelle realtà collegate.
Tutti i prodotti sono frutto della creatività dei partecipanti al laboratorio, realizzati cercando di puntare alla qualità. Si è cercato di riciclare tessuti donati da negozi, sarte, volontari, aziende del tessile, perché l’inclusione sociale non può prescindere da un’adeguata attenzione e rispetto per l’ambiente in cui viviamo.
I partecipanti sono attualmente otto: sono rifugiati, richiedenti asilo, vittime di tratta, persone con disabilità, che hanno già un’esperienza sartoriale alle spalle, per tradizione famigliare o perché nel proprio Paese facevano proprio i sarti: in questo laboratorio hanno potuto acquisire o affinare le proprie competenze, sotto la guida di una sarta e di alcune volontarie, nonché migliorare la conoscenza della lingua italiana, incontrare e conoscere altre persone, inserirsi all’interno di un lavoro di rete con la prospettiva, perché no, di trovare un lavoro.
Se le provenienze sono diverse, tutti i partecipanti sono accomunati dallo stesso entusiasmo, che è stato contagioso, tanto da ampliare la rete dei supporter. Innanzitutto la Società San Vincenzo de’ Paoli, che ha messo a disposizione lo spazio per il laboratorio in via Caboto n. 22, a cui si sono aggiunti numerosi negozi ed organizzazione di Pordenone, come Campagna Amica, Altromercato, Calzedonia, Libreria Il Segno.
È stata creata una rete di cooperative del Friuli Venezia Giulia, la "Rete per l’economia sociale", che coinvolge altre realtà del territorio come Coop Noncello e Karpòs a Pordenone, Il Piccolo Principe di Casarsa, Lister di Trieste e Partecipazione di Udine, con il comune obiettivo di ideare, sviluppare e produrre prodotti tessili di qualità.
È stata avviata una preziosissima collaborazione con un’azienda di tappezzeria del territorio, la Emanuele Mariotto srl, che ha messo a disposizione le proprie competenze e risorse umane. Insieme si sta cercando di sperimentare un nuovo modo di coniugare produzione e inclusione sociale, per produrre valore economico e sociale con l’obiettivo di arrivare un giorno alla creazione di una grande impresa sociale di comunità. (m.g.)

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