Pordenone: il film di Mirko Locatelli girato in Fvg
Si intitola “La memoria del mondo” e sarà presentato a Cinemazero mercoledì 12 aprile dal regista stesso e dalla sceneggiatrice Giuditta Tarantelli, proiezione delle 21, un viaggio fisico e spirituale tutto girato in regione, dalle Grotte di Pradis alla Laguna di Grado
A quattro anni da “Isabelle”, Mirko Locatelli torna sul grande schermo con “La memoria del mondo”, un viaggio fisico e spirituale interamente girato in regione,interpretato da Fabrizio Falco, Maurizio Soldà e Fabrizio Calfapietra. Il film, realizzato con il sostegno di Friuli Venezia Giulia Film Commission - PromoTurismoFVG, sarà presentato a Cinemazero di Pordenone mercoledì 12 aprile alle 21. Intervengono il regista e la sceneggiatrice Giuditta Tarantelli.
Tra i luoghi più suggestivi ritratti nel film: le grotte di Pradis a Clauzetto, la diga Edison di Meduno e il borgo riemerso di Movada, la Riserva regionale naturale della foce dell'Isonzo – Isola della Cona e della Valle Cavanata, Grado e Trieste, con il Magazzino 26 e l’Immaginario scientifico. «È il secondo film che giriamo in Friuli Venezia Giulia - hanno spiegato il regista Mirko Locatelli e la sceneggiatrice Giuditta Tarantelli. - Questo territorio ci è entrato nel cuore e lo abbiamo raccontato. Abbiamo cercato tutto ciò che avesse a che fare con l’acqua e l’erosione: una rappresentazione della natura sublime ispirata ai pittori del romanticismo e del decadentismo. Le atmosfere rarefatte, dove la natura è protagonista, hanno caratterizzato le scene del film: queste zone d’inverno sono poco battute, ma rivelano scorci affascinanti». Dopo l’anteprima mondiale al 40° Torino Film Festival, come unico film italiano nella sezione “Nuovimondi”, e la selezione al Premio Corso Salani al Trieste Film Festival, il film prosegue il suo viaggio nelle principali sale d’Italia.
“La memoria del mondo” racconta la storia di Adrien, studioso d’arte e biografo dell’artista Ernst Bollinger, che si ritrova coinvolto nella vicenda personale del Maestro e diviene coprotagonista, suo malgrado, del capitolo conclusivo della vita dell’artista. Immersi nell’atmosfera rarefatta di una laguna invernale, i due uomini, accompagnati da un giovane barcaiolo, condividono l’esperienza di un pellegrinaggio laico alla ricerca di una donna scomparsa, ritrovandosi a esplorare territori interiori inaspettati e a riconoscersi figli di una memoria comune.
«Nel film – spiega Locatelli – tutto è in equilibrio, gli ambienti sono evocativi di un tempo perduto, luoghi dimenticati dall’uomo come simboli di un’antica civiltà, appannati, scoloriti: ogni luogo è un’idea di luogo, ogni stanza un’idea di stanza, scarnificati dal superfluo perché i personaggi possano manifestarsi come idoli. Corpi, barche, case, isole sospese sull’acqua e avvolte nella nebbia; oggetti, persone e animali sono concepiti come visioni fantastiche che emergono dalle brume come ricordi lontani. Giulio, Adrien e Ernst sono corpo, parola e simbolo, una trinità pagana votata alla trasfigurazione, alla metamorfosi, tutti padri di un unico mondo e figli di un antenato comune».
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