Pordenone: il 26 e 27 novembre al Verdi ci sono I due gemelli veneziani
I due gemelli veneziani: una macchina di divertimento con un intreccio trascinante fatto di duelli, amori e disamori, fughe, prigioni, ritrovamenti, in cui svetta l’intrigante invenzione dei gemelli identici ma opposti di carattere, uno sciocco l’altro scaltro.
Trasversale a diversi generi e differenti generazioni di artisti, la programmazione di Prosa del Teatro Verdi di Pordenone, firmata dalla nuova consulente teatrale Claudia Cannella, si pone costantemente in equilibrio tra classico e contemporaneo esplorando la commedia, il dramma, la tragedia, fino al teatro di impegno civile e il quello d’intrattenimento. A vedersela con la tradizione è il regista Premio Ubu Valter Malosti che porta in esclusiva regionale al Verdi la sua personalissima rilettura in chiave noir della commedia goldoniana I due gemelli veneziani, di scena sabato 26 e domenica 27 con inizio alle 20.30. Il regista torinese, al suo primo incontro con il teatro goldoniano, oltre a firmare la regia ha curato anche l’adattamento del testo assieme ad Angela Demattè: ne hanno ricavato uno spettacolo ironico, divertente ma allo stesso tempo pieno di significati impenetrabili e nascosti in grado di sorprendere gli spettatori più curiosi.
I due gemelli veneziani è una macchina di divertimento con un intreccio trascinante fatto di duelli, amori e disamori, fughe, prigioni, ritrovamenti, in cui svetta l’intrigante invenzione dei gemelli identici ma opposti di carattere, uno sciocco l’altro scaltro. Un dispositivo drammaturgico che attinge alla tradizione della commedia antica e che dà al protagonista, spesso impegnato nel doppio ruolo dei gemelli, la possibilità di una prova mattatoriale a 360 gradi, qui affidata a Marco Foschi, uno dei talenti più limpidi della scena italiana. Ma I due gemelli veneziani è anche una farsa nera, eversiva e inquietante, sulla famiglia, l’identità, l’amore (anche brutale, violentemente erotico, incestuoso) e la morte dove assassinii e misteri dominano una trama densa di colpi di scena. I personaggi non sanno leggere o tenere a freno le proprie emozioni e i propri sentimenti, e questo provoca alternativamente il riso e fa sfiorar loro la tragedia o li fa sprofondare in essa. Nell’opera si trovano i germogli di quello che sarà il teatro di Goldoni, l’attenzione alla società e agli uomini, in quel “gran teatro del mondo” che è fonte di ispirazione e dove il sorriso è reso amaro dagli umori di una società cinica e fredda. La storia scenica rivela gli ultimi lampi di quella grazia eversiva tipica degli attori di Commedia dell’Arte che tra la fine del Cinquecento e la fine del Settecento dominarono le scene teatrali europee. La loro forza risiedeva in una tecnica magistrale che combinava l’improvvisazione, i ruoli multipli, la maschera, un uso del corpo che potrebbe ricordarci la nostra danza contemporanea, il ritmo, la capacità di cambiare innumerevoli registri vocali. Un’abilità rara, che Malosti sollecita negli attori, collocando la sua regia lungo il crinale sottile che separa la tradizione dalla sperimentazione.
Nel suo adattamento il regista compie un affascinante viaggio nel laboratorio linguistico goldoniano, di cui ha utilizzato i lavori per musica e gli Intermezzi, in modo da regalare ai personaggi un italiano (e un veneziano) più sporco, meno edulcorato, più ruvido. Lo spazio scenico, ideato da Nicolas Bovey, ospita la casa che è centro dell’azione ma si sfalda in un labirinto di vicoli e prospettive misteriose che esaltano le tinte fosche del testo.
Tra gli interpreti, come detto Marco Foschi nel doppio ruolo dei gemelli, Zanetto e Tonino, Danilo Nigrelli (Pancrazio), Marco Manchisi (Arlecchino / Pulcinella) e Irene Petris (Beatrice). La produzione vede insieme Emilia Romagna Teatro ERT/ Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Metastasio di Prato.
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