Tutti evocano tagli, ma nessuno li vuol fare, ancor meno subire
Per garantire una ripresa del Paese necessario ripensare la spesa pubblica
Dopo anni di tagli (mascherati più o meno bene) a sanità e istruzione, abbiamo intenzione di rimpolpare la spesa pubblica a favore della salute e delle scuole. Bene, anzi benissimo. Vogliamo poi dare una robusta iniezione di capitali all’economia, affinché si riprenda o addirittura cambi pelle guardando al 2100. Ottimo. E una bella dose di nuove infrastrutture, materiali e immateriali, stimolerebbero sia l’innovazione che l’occupazione.
Niente da dire. Così come i finanziamenti che dovrebbero (finalmente!) dare una mano alle famiglie con figli, con un riordino migliorativo delle attuali prebende e uno stimolo forte alla genitorialità. Attendiamo con fiducia che tutto ciò si traduca in fatti, è anni che sollecitiamo e aspettiamo. Ma non vorremo certo lesinare sulla pubblica sicurezza, ossessione italica degli ultimi anni; sul sostegno all’export; sul ruolo ormai decaduto dell’Italia nel mondo, comprese missioni militari di pace; sulla ricerca scientifica che potrebbe aiutarci contro virus et similia; su questo e su quello.
Perfetto. Quindi, quali voci di spesa saranno tagliate per rimodellare l’impegno delle risorse pubbliche, in un’ottica in cui ad un certo punto dovremo pure ridurre l’indebitamento per non essere soffocati dagli interessi da pagare? E parliamo di cifre grosse, non di sciocchezze o sforbiciatine.
Difficile attuare l’altra strada, quella di inasprire la tassazione. Chi paga le tasse in Italia, lo fa a livelli scandinavi. Chi non le paga oggi, continuerà a non farlo domani. E lasciamo per una volta perdere i proclami da legge di bilancio, come la “lotta all’evasione fiscale” o “la vendita di proprietà pubbliche”. Ad un certo punto ci chiederanno serietà e soldi, non chiacchiere.
Ebbene, un esercizio di realismo prevede che la voce aggredibile sia quella politicamente più difficile: la previdenza. La spesa è colossale, quota 100 finirà prima del previsto, ma non basteranno quei risparmi. Quindi?
Si possono poi far passare cose che ora fanno gridare allo scandalo, come una sanatoria edilizia che regolarizzi scantinati e balconi abusivi. Ci vorrà comunque tempo e non produrrà gettiti fantasmagorici. Eppure la ricchezza privata italiana è notevole, stimata in circa 10mila miliardi di euro, metà soldi e finanza, metà mattoni.
Appunto. Ripeteva spesso Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina. Quindi…
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