Diocesi
La Cremazione e la Chiesa
La Cremazione non intacca la dottrina della risurrezione dei corpi
La cremazione non manda in cenere i rapporti che familiari, parenti e amici hanno instaurato con la persona defunta. Lo attesta il fatto che si prolunga la sosta presso il sagrato della chiesa, al termine delle esequie, una volta che il carro funebre parte per il forno crematorio, con la bara del compianto.
La dottrina della Chiesa riconosce esplicitamente la possibilità di cremare il corpo di un defunto. E’ la richiesta che in questi anni si rende sempre più frequente anche tra i credenti, che condividono la fede cristiana e l’appartenenza alla chiesa. Proprio a questi la Chiesa si rivolge, con l’istruzione intitolata “Ad resurgendum cum Christo”. Documento dedicato alla sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri, in caso di cremazione. Ha la data del 15 agosto 2016, solennità dell’Assunzione di Maria al cielo. Testo approvato da Papa Francesco.
Nel documento in questione, si ribadisce che la morte e risurrezione di Gesù è il culmine dell’adesione di fede di un credente. Proprio per ribadire questa visione di fondo, si sottolinea la possibilità che il corpo del defunto venga eventualmente incenerito, dopo il rito delle esequie e che poi le ceneri – collocate in un’anfora – vengano riposte in un luogo adeguato, come appunto il cimitero. Ambiente caratterizzato da sentimenti di religiosa riverenza, presso i quali ogni anno, da parte della comunità cristiana, viene assicurata una preghiera, una benedizione, o la celebrazione di “messe in suffragio”, a beneficio degli stessi defunti, qui raccolti – con tanto di benedizione delle tombe e di recita del rosario, estesa a diversi giorni, nel mese di novembre, dedicato al ricordo e alla preghiera per i defunti..
Solo nel caso che la cremazione venga richiesta “quale esplicito segno di disprezzo della dottrina cristiana sulla risurrezione dei morti”, allora, in coscienza, i ministri della Chiesa, sono moralmente invitati a non compiere il rito delle esequie.
Proprio per evitare che si perda di vista l’insegnamento, a proposito della risurrezione dei morti, il documento in questione dispone che le ceneri non vengano suddivise tra i parenti, come fossero un “ricordino o una immaginetta”. E neppure che vengano poste in una sorta di “gioiello”, da portare con sé.
Esiste la possibilità che tra le persone si diffonda una visione, nella quale la dimensione della fede non sia presente o venga influenzata da ideologie quali il nichilismo, il naturalismo o il panteismo. Per evitare questo pericolo, il documento “Risorgere con Cristo”, pone in risalto la dignità del “corpo umano come parte integrante della persona, della quale il corpo condivide la storia” (Gaudium et spes n 14). Ecco perché “non può permettere atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errare della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona; sia come il momento della fusione con la Madre natura, o con l’universo; sia come una tappa del processo della re incarnazione; sia come liberazione definitiva della ‘prigione’ del corpo”.
Si può concludere questo intervento evidenziando che “la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi sacri – anche mediante l’anfora, con le loro ceneri -, favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti, da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi. Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani.
Leo Collin