Dirigenti, equità e persone in primo piano

I tre auspici del dirigente per un anno di scuola

Scrivo queste righe interpretando il punto di vista dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (ANDIS), associazione professionale di un migliaio di dirigenti scolastici italiani (non è un sindacato, ci sono iscritti di ogni appartenenza sindacale). Quali sono le attese, rispetto all’anno scolastico che inizia? Cominciamo, naturalmente, con gli auspici ad un’assunzione decisa, con tutte le implicazioni in investimenti (sulle persone e sulle cose), da parte di chi ha responsabilità politiche, del ruolo della scuola per la crescita umana e materiale della società, ed indichiamo qualche riferimento più specifico.

In primo luogo, auspichiamo che sia un anno di crescita delle nuove leve dirigenziali: duemila nuovi dirigenti iniziano il loro impegno, risolvendo l’annoso problema delle reggenze; è interesse di tutti quelli che hanno a cuore la scuola, che questo sia un anno di attività e di formazione proficue, di feconde relazioni nelle comunità scolastiche. Con il completamento delle procedure concorsuali per i direttori amministrativi, auspicabilmente l’anno venturo tutte le scuole avranno le condizioni per un funzionamento migliore delle loro “macchine” amministrative.

In secondo luogo, ci auguriamo che sia un anno nel quale sia sempre più centrale la pratica dell’equità, tanto nel sistema, che nelle singole scuole, che nei singoli contesti. Equità è, per usare l’immagine di don Milani, non fare parti uguali tra diseguali, ma sapere riconoscere sempre meglio le condizioni per dare a tutti le possibilità concrete di un percorso di crescita, di scoperta e sviluppo dei propri talenti. “Equità” sollecita un’altra parola chiave della scuola: “relazione”, nei suoi vari livelli, perché le scuole non erogano servizi anonimi, ma intrecciano rapporti con un contesto umano, alimentano rapporti interni, curano lo sguardo su tutti quelli che le compongono.

In terzo luogo, ci auguriamo che sia un anno di persone, prima ancora che dei, comunque necessari, numeri. Si entra a scuola, nell’infanzia, conoscendo il mondo col corpo, poi si procede mobilitando emozioni, sentimenti, pensieri che da concreti si fanno progressivamente capaci d’astrazione: ogni storia di presenza a scuola è storia di una persona ed è storia del sapore che quella persona conferisce ad un contesto relazionale: riuscire ad aiutare questa capacità, che è in ognuno, di dare sapore al mondo è, in fondo, l’augurio migliore che possiamo farci.