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Scarse precipitazioni: “Il territorio regionale va verso lo stato di crisi”
Veneto: mai così male da vent’anni a questa parte
“Peggio che nel 2012″. I Consorzi di Bonifica del Veneto riuniti nell’ANBI (Associazione Nazionali Bonifiche Irrigazioni) Veneto rilanciano l’allarme siccità. “Il territorio regionale va verso lo stato di crisi”: così evidenzia un comunicato dell’ANBI.
La causa è la riduzione delle precipitazioni. “All’appello mancano tra i 150 e i 200 millimetri di pioggia rispetto alla normalità”.
L’assenza di piogge e la scarsità di neve in montagna, ha determinato in Veneto una situazione di grave siccità, evidente nei corsi d’acqua superficiali, quali i fiumi di risorgiva (la foto del Reghena in magra a Summaga è particolarmente eloquente, vedi in prima pagina e qui accanto).
Patiscono anche gli acquiferi profondi.
“Secondo i dati Arpav le falde sono ai minimi storici rispetto agli ultimi 20 anni”. Le precipitazioni piovose in pianura si sono dimezzate. “La situazione ancora più aggravata dal fatto che non c’è neve e quella poca che è scesa si è sciolta a causa delle anomale temperature di febbraio e marzo fino a tre gradi sopra la media”.
Questo è il quadro tracciato nel corso del vertice per l’emergenza convocato in Regione del Veneto dagli assessori regionali Giuseppe Pan (Agricoltura) e Gianpaolo Bottacin (Ambiente), al fine di individuare possibili soluzioni nel breve e nel medio periodo per l’approvvigionamento idrico e per l’uso irriguo.
Giuseppe Romano, Presidente di ANBI Veneto (Unione Regionale Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue) ha precisato: “La dichiarazione dello stato di crisi darà priorità all’acqua per uso idro-potabile e irriguo. Inoltre si farà in modo che i grandi serbatoi montani conservino più acqua possibile per quando ce ne sarà bisogno in estate”.
A livello del Veneto orientale, il direttore Sergio Grego conferma le criticità rilevate ormai per l’intero Nord Italia. “Preoccupano i fiumi di risorgiva come il Reghena ed il Lemene perché hanno un livello troppo basso. Verso l’estate si teme l’ingresso del cuneo salino dal mare verso l’entroterra a causa del ridotto apporto idrico da monte. L’acqua salata renderebbe impossibile qualsiasi uso irriguo delle acque superficiali”.