Domenica 6 ottobre, commento di don Renato De Zan

L’uomo e la donna, tra amore fedele e durezza del cuore

Mc 10,2-16

In quel tempo, 2 alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3 Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4 Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5 Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6 Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7 per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9 Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11 E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12 e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». 13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16 E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

 

 

Il Testo

 

1. La formula liturgica del vangelo, Mc 10,2-16, è uguale al testo biblico, fatto salvo il solito incipit, “In quel tempo”. Mc 10,2-16 è un testo eclogadico perché formato da due pericopi distinte. La prima, Mc 10,2-12, presenta la questione sul ripudio e la dimensione matrimoniale indissolubile. Questa prima parte si suddivide i due parti: la risposta di Gesù ai farisei (Mc 10,2-9) e la riflessione del Maestro, a casa, con i suoi discepoli (Mc 10,10-12). La seconda, Mc 10,13-16, illustra il rapporto accogliente e benedicente di Gesù nei confronti dei bambini, presentati come modelli nell’accoglienza del Regno di Dio.

 

2. Non è semplice cercar di capire perché la Liturgia abbia voluto associare queste due pericopi. Probabilmente i due brani sono stati associati perché la loro unione fa scaturire diverse tematiche legate al matrimonio. I coniugi sono aperti alla vita e accolgono i bambini. Vivono il loro matrimonio nella logica del Regno e non solo nella logica delle emozioni. Ciò significa che il matrimonio va vissuto con fede adulta con amore, per tutta la vita, con sincerità e fedeltà. Contemporaneamente va vissuto con la semplicità e la fiducia (reciproca) che può avere un bambino.

 

L’Esegesi

 

1. La parola Toràh può essere intesa come “codice di leggi” o come “insegnamento”. I farisei sono legati al primo concetto e precisamente a Dt 24,1 (“Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa”). Gesù mostra loro che certe leggi sono dovute alla durezza del cuore degli uomini (si ricordi che il ripudio era un diritto dell’uomo, non della donna). Già il profeta Ezechiele, nel sec. VI a.C., aveva anticipato Gesù con questa affermazione: “Allora io diedi loro persino leggi non buone e norme per le quali non potevano vivere” (Ez 20,25). Gesù, invece, è legato alla Toràh come “insegnamento” e dal racconto della Genesi ricava il criterio di comportamento. Rifacendosi a Gen 1,27-28 (primo racconto della creazione) e Gen 2,18-24 (racconto della creazione della donna; testo della prima lettura), il Maestro conclude. “L’uomo non divida ciò che Dio ha unito”.

 

2. Nel vangelo di Marco, si narra come Gesù con i suoi discepoli, “in casa” (cf Mc 7,17; 9,28.33; 10,10), approfondiva certi argomenti. Anche sul delicato tema del ripudio succede la stessa cosa. L’affermazione di Gesù in Mc 10,11-12 non ha una tradizione univoca. Mentre Marco e Luca (Lc 16,18) collimano, il vangelo di Matteo contiene una variante significativa: “Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt 5,32). Il testo greco dice “eccetto in caso di pornèia”. Il concetto di “pornèia” è molto ampio e fino ad oggi non è possibile identificarne con esattezza il significato. La proposta della traduzione della Conferenza Episcopale Italiana è teoricamente possibile. Ma è improbabile. Gesù sta parlando di un matrimonio che si rompe. L’unione illegittima non fa problema.

 

3. Il testo sui bambini è problematico, soprattutto nella sua conclusione. Il Regno va accolto come lo può accogliere un bambino oppure l’adulto deve accoglier e il regno come accoglie un piccolo? Gli specialisti discutono. Una cosa è certa: il Regno dei cieli non è costruito dall’uomo, ma va accolto dall’uomo per quello che è. Si tratta di un insegnamento impegnativo che allude all’accoglienza dell’insegnamento di Gesù sul ripudio e l’adulterio. L’insegnamento di Gesù va accolto per quello che è.

 

Il Contesto Liturgico

 

La prima lettura (Gen 2,18-24) è il testo che Gesù cita per argomentare contro il parere dei farisei. Mentre la Colletta generale sviluppa temi importanti, ma non in sintonia con la Liturgia della Parola, la Colletta propria è costruita sulle tematiche della Genesi (amplificazione: “Hai creato l’uomo e la donna perché siano una carne sola”) e del Vangelo (fine della petizione: Perché nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso hai unito”).