Commento al Vangelo
15 agosto, Assunzione di Maria in cielo, commento di don Renato De Zan
Nella speranza anche noi attendiamo ciò che Maria ha già vissuto: la risurrezione
15.08.2024 – Assunta
Lc 1,39-56
Il mistero dell’Ascensione
1. Nella Chiesa d’Oriente le prime testimonianze sull’Assunzione di Maria risalgono a Efrem il Siro ( morto nel 373) e al suo contemporaneo Timoteo di Gerusalemme. Poco dopo esprimerà la stessa fede Epifanio di Salamina (morto nel 403). Nelle opere devozionali di questo periodo e di quello immediatamente successivo, l’Ascensione è un dato acquisito. Il testo più conosciuto è il “Transito di Maria Vergine”. Attribuita falsamente all’apostolo Giovanni, fu redatta nel sec. IV. Il testo narra la morte di Maria, l’assunzione della sua anima al cielo e l’assunzione gloriosa anche del suo corpo per sottrarlo all’ira degli ebrei che lo volevano bruciare su istigazione di Satana
2. Nella Chiesa d’Occidente il primo padre che parla in modo chiaro ed esplicito dell’Assunzione di Maria in cielo è Gregorio di Tours (morto nel 594). A Roma la festa mariana era celebrata già da papa Sergio I (sec. VII) e aveva il nome di “Dormitio Mariae”. Non si ricordava la morte soltanto, ma il mistero che aveva sottratto Maria alle conseguenze della morte. Nel sec. VII, infatti, il 15 Agosto si pregava così: “Per noi, Signore, è veneranda la festività di questo giorno in cui la santa genitrice di Dio si è sottoposta alla morte temporale, senza tuttavia che potesse venire sottomessa alle conseguenze della morte stessa; essa, infatti, dal suo grembo ha partorito tuo Figlio, il Signore nostro incarnato”.
3. Pio XII, nel 1950, proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria e il Concilio Vaticano II, nel 1964, affermò nella costituzione “Lumen Gentium”, 8 che Maria è “già glorificata in cielo nel corpo e nell’anima”, “brilla quaggiù sulla terra come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando verrà il giorno del Signore (cfr. 2Pt 3,10)”. Giovanni Paolo II ha voluto aggiungere una sua riflessione: Maria – come il suo Figlio – ha esperimentato, prima, l’amarezza della morte e, poi – come suo Figlio -, la gloria di tutta la sua persona portata in cielo.
Per ricordare il mistero dell’Assunzione, la chiesa ha disposto la Messa della vigilia e la Messa del giorno.
Messa della vigilia
La Liturgia proclama la formula evangelica di Lc 11,27-28 (Gesù annuncia la beatitudine di chi ascolta e osserva la Parola). Gesù non contrappone la maternità di Maria all’esperienza dell’ascolto della Parola di Dio. Esprime, invece, una preferenza. Portare in grembo il Figlio di Dio può essere stata anche un’esperienza straordinaria, ma transitoria. Accogliere la Parola, farla abitare in sé e testimoniarla fu, invece, per Maria un’esperienza quotidiana. La prima lettura, 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2, narra il trasporto dell’arca voluto da Davide, alludendo a Maria “arca dell’Alleanza”. Il motivo è semplice: l’arca conteneva la verga di Aronne (significa la mediazione sacerdotale tra Dio e gli uomini), la ciotola con la manna (memoria della provvidenza divina per Israele) e, soprattutto, le tavole della Legge (la Parola perenne di Dio per gli uomini).
Messa del giorno
La Liturgia proclama la formula evangelica di Lc 1,39-56 (la visita di Maria ad Elisabetta e il Magnificat). Maria, su indicazione dell’Angelo, verifica il segno della maternità miracolosa di Elisabetta e solo a questo punto ella esprime il suo grazie per la maternità messianica (= Magnificat). L’obbedienza di Maria ai “segni Dio” e la sua capacità di lettura e comprensione di essi è il punto centrale del messaggio evangelico. La prima lettura (Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab) va compresa in senso simbolico. A livello teologico-letterale l’autore sta parlando della Chiesa. I Padri, tuttavia, hanno intravisto una forte allusione a Maria. Come Maria anche la Chiesa ha il compito di rendere “storico e esperimentabile” agli uomini Colui che i cieli dei cieli non possono contenere, che era preesistente e che accettò di essere uomo per la salvezza degli uomini.