Domenica 14 maggio, commento di don Renato De Zan

Lo Spirito e la testimonianza di fede

Gv 14,15-21In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Il Testo

1. La formula evangelica di questa domenica, Gv 14,15-21, continua la lettura della parte più antica del discorso di Gesù all’ultima cena, secondo il vangelo di Giovanni. Il testo è stato ben delimitato e la Liturgia ha anteposto il solito incipit che illustra il mittente, Gesù, e i destinatari, i discepoli (“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli”).

2. La struttura narrativa è molto semplice. Il brano è incluso da due frasi quasi simili (Gv 14,15: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”// Gv 14,21: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”). All’interno ci sono due frasi in prima persona che indicano due azioni di Gesù. “Io pregherò il Padre”, cui segue la promessa del Paraclito, lo Spirito di verità e “Non vi lascerò orfani” cui segue la promessa della presenza viva di Gesù in mezzo ai suoi discepoli.

L’Esegesi

1. Sotto il profilo letterario il testo è molto ben studiato. Agli estremi c’è una inclusione composta da tre elementi che si ripetono: in Gv 15,14 (/a/), amare + osservare + “i miei comandamenti” // in Gv 14,21 (/a’/), “i miei comandamenti” + osservare + amare. Restringendo verso il centro (rastremando), si trovano altri tre elementi: in Gv 14,16 (/b/), io + il Padre + voi // Gv 14,20 (/b’/), io + il Padre + voi. La parte centrale del testo, Gv 14,16b-19, può essere strutturata in un gioco di parallelismi (a. Il Paraclito rimane con voi; b. il mondo; c. voi lo conoscerete; a’. ritornerò da voi; b’. il mondo; c’. voi invece mi vedrete). Questa attenta disposizione del materiale letterario non viene identificata con una lettura veloce, ma solo con un lettura attenta. Il centro del messaggio riguarda il differente trattamento che avranno i discepoli (“voi”) e il mondo. I primi saranno accompagnati dallo Spirito, lo esperimenteranno (“mi vedrete), avranno la vicinanza vivificante di Gesù. Il mondo non avrà niente di questo.

2. I discepoli ameranno Gesù, osservando i suoi comandamenti. Non c’è assolutamente nessun riferimento al decalogo bensì a ciò che spiega Giovanni nella sua prima lettera: “Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato” (1Gv 3,23-24). Si tratta di due comandamenti (“Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio”), credere e amare, che però costituiscono due facce della stessa medaglia (“Questo è il mio comandamento”). Se credere è un progressivo e continuo avvicinamento nella imitazione di Cristo, è ovvio che l’amore è l’elemento più importante di tale fede-imitazione.

3. Lo Spirito promesso è chiamato “Paraclito” (patrocinatore, avvocato, intercessore, soccorritore). Egli è colui che dona la vita eterna (Rm 8,11: “E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”). Egli è anche l’avvocato difensore insieme a Gesù (1Gv 2,1: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”. Lo Spirito è anche lo Spirito della verità perché guiderà la comunità credente nella storia per comprendere sempre meglio il Signore Gesù e tradurre il suo insegnamento nelle varie vicende storiche (Gv 16,13: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità…”).

Il Contesto Liturgico

1. Lo Spirito promesso da Gesù ai suoi discepoli (vedi il vangelo), dopo l’Ascensione viene donato dagli Apostoli Pietro e Giovanni ai Samaritani che erano stati battezzati da Filippo (prima lettura, At 8,5-8.14-17). Nella seconda lettura, vengono presentati i frutti dello Spirito: la capacità, cioè, di operare il bene e di giustificare la propria speranza a chi chiede ragione della fede cristiana (seconda lettura, 1Pt 3,15-18).

2. Mentre la Colletta generale sottolinea la necessità di testimoniare nelle opere ciò che i credenti celebrano nella fede (il Signore risorto), la Colletta particolare riprende nell’amplificazione dell’invocazione, la tematica del dono dello Spirito, presente nel vangelo e nella prima lettura, ed evidenzia nel fine della petizione, il tema della capacità dei credenti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che c’è nei cristiani.