Cultura e Spettacoli
Spilimbergo omaggia i Borghesaleo
La città di Spilimbergo rende omaggio a due fra i suoi fotografi più conosciuti e apprezzati anche a livello internazionale, Gianni e Giuliano Borghesan. Nell’anno in cui si celebrano due importanti anniversari - i 100 anni dalla nascita di Gianni Placido e i 90 da quella di Giuliano – il CRAF con il Comune di Spilimbergo e La Regione Friuli Venezia Giulia dedicano una imperdibile mostra ai due fratelli fotografi considerati i padri del Neorealismo Friulano.
La città di Spilimbergo rende omaggio a due fra i suoi fotografi più conosciuti e apprezzati anche a livello internazionale, Gianni e Giuliano Borghesan. Nell’anno in cui si celebrano due importanti anniversari – i 100 anni dalla nascita di Gianni Placido e i 90 da quella di Giuliano – il CRAF con il Comune di Spilimbergo e La Regione Friuli Venezia Giulia dedicano una imperdibile mostra ai due fratelli fotografi considerati i padri del Neorealismo Friulano.
“Gianni & Giuliano Borghesan”, realizzata con il sostegno di Fondazione Friuli e Banca 360, sarà inaugurata sabato 7 dicembre alle 18.00 a palazzo Tadea, sede del CRAF. Seguirà visita all’esposizione, accolta a Palazzo La Loggia (1° piano) e visitabile fino al 26 gennaio (ingresso libero).
All’attenzione del pubblico oltre 50 fotografie in b/n che ritraggono il Friuli degli anni Cinquanta e Sessanta: stralci di vita quotidiana, urbana e contadina, volti di donne, uomini, bambini che ci fanno respirare in purezza l’atmosfera di un’epoca ormai lontana. Gianni e Giuliano Borghesan sono stati protagonisti del neorealismo friulano nella fotografia. Determinante il supporto da loro dato al Centro, di cui peraltro Giuliano Borghesan è stato per alcuni anni anche presidente onorario, sia agli esordi della rassegna Friuli Venezia Giulia Fotografia dove i fratelli fotografi sono stati premiati rispettivamente nel 1990 e nel 1998, sia nella realizzazione di tanti progetti espositivi di successo. Un legame a doppio filo che si è rinsaldato ulteriormente quando, nel 2021, il CRAF ha acquisito il prezioso fondo della famiglia Borghesan: oltre 13mila esemplari tra negativi, positivi e diapositive databili fra il 1935 e il 2019, opera dei due fratelli e del padre Angelo, custoditi nel deposito climatizzato del Centro, intitolato proprio a Giuliano Borghesan.
Gianni Placido Borghesan (1924 – 2004) subentra al padre Angelo – dapprima collaboratore poi proprietario dello Studio Zamperiolo di Spilimbergo -nel 1947. È stato poi maestro per suo fratello Giuliano, di dieci anni più giovane. Dopo il 1950 lo Studio di Piazza San Rocco diventa dapprima il punto di raccolta per le mostre di fotografia organizzate dalla Pro Loco nei primi anni Cinquanta, e anche punto d’incontro per i “magnifici sette” che il 1° dicembre 1955 firmano il Manifesto del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia. Le immagini da lui create e quelle dei suoi compagni non erano piaciute alla classe dirigente friulana, ma quando riappaiono nei primi anni Settanta, destarono la meraviglia e l’entusiasmo di famosi intellettuali. Nel 1972 Carlo Sgorlon scrive che nelle fotografie di Gianni Borghesan le persone e le cose sembrano “appena comparse nel mondo; come se fossero immerse in un magico bagno che le ha liberate da ogni scoria”. Nel 2018 Martin Scorsese elenca i fratelli Borghesan fra i protagonisti del Neorealismo in Italia. Gianni, “fotografo neorealista per istinto e poeta per vocazione” secondo Italo Zannier, è stato negli anni Cinquanta uno dei grandi interpreti della civiltà cristiana e contadina del Friuli. La poeticità delle sue immagini è stata subito riconosciuta anche in campo internazionale. “Italian siesta”, infatti, fu riprodotta su “The New York Times” il 26 maggio 1957.
Giuliano Borghesan (1934 – 2019) sarebbe diventato violinista se contingenti ragioni familiari non l’avessero trasformato in un precoce fotografo nello Studio di Piazza San Rocco, base organizzativa delle grandi mostre che nei primi anni Cinquanta richiamano a Spilimbergo i migliori fotografi italiani. Nel 1955 appare fra i fondatori del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia, e in quel clima poetico-ideologico crea alcune immagini da antologia: “L’accordo-truffa” e “Ada apprendista di un fabbro” sarebbero diventate copertine di importanti riviste italiane. Nel 1958 parte per il Marocco e si stabilisce a Casablanca. Da quello studio escono anche le immagini per le sue mostre personali e per quelle collettive del Fotoclub “L’Hexagone”, da lui stesso fondato. In diciott’anni di permanenza, esportando i moduli interpretativi del “neorealismo friulano”, riesce a dar vita al “neorealismo marocchino”, rappresentato dalle immagini di numerosi fotolibri – fra i quali “Moulay Abdallah”, primo premio per il réportage a Parigi nel 1971 –, ma si rivela anche un eccellente fotografo pubblicitario per importanti aziende sulle pagine della rivista “Maroc tourisme”, che del Marocco doveva dare un’immagine positiva (secondo il Marketing). Più che meritato il francobollo che le Poste del Marocco hanno tratto da una fotografia de “La chasse au faucon”.