Commento al Vangelo
Domenica 23 aprile, commento di don Renato De Zan
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero: i discepoli di Emmaus
Lc 24,13-35
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero
Il Testo
1. La pericope evangelica di Lc 24,13-35 è stata arricchita di due piccole aggiunte liturgiche e di una soppressione nel versetto iniziale: “Ed ecco, in quello stesso giorno, [aggiunta; “il primo della settimana”], due [soppresso “di loro” e aggiunta: “dei suoi discepoli”] erano in cammino…”. Il testo è incluso dal vocabolo “Gerusalemme” che apre (Lc 24,13) e chiude il brano (Lc 24,35). C’è una seconda inclusione. In Lc 24,16 si legge l’espressione: “Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”, mentre in Lc 24,31 si legge l’espressione antitetica: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. All’interno troviamo le tre domande di Gesù. La prima (Lc 24,17) apre il dialogo con i due discepoli. La seconda (Lc 24,19) risponde alla domanda dei discepoli e lascia aperta la porta alla delusione dei due. La terza domanda (Lc 24,26) offre a Gesù l’opportunità di spiegare la Scrittura e, successivamente, di compiere il gesto eucaristico.
2. Sotto il profilo narrativo, la formula si divide in quattro sezioni. Una prima sezione (Lc 24,13-16) comprende il Preambolo in cui vengono presentati i tre personaggi: i due discepoli e Gesù. Nella seconda sezione (Lc 24,17-24) troviamo le tre domande di Gesù con il relativo dialogo tra il Maestro e i due discepoli. Nella terza sezione (Lc 24,28-32) si narrano l’offerta di ospitalità e il gesto rivelatore di Gesù. Infine, l’ultima sezione (Lc 24,33-35) comprende l’Epilogo: i due discepoli “tornano indietro” sia geograficamente (da Emmaus a Gerusalemme) sia teologicamente (da uomini senza speranza e pessimisti a credenti ricchi di fervore).
L’Esegesi
1. La formula evangelica ha due fuochi teologici. Il primo (Lc 24,27) riguarda la spiegazione che Gesù offre della propria passione-morte-resurrezione attraverso l’analisi di tutta la Scrittura: “E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. Il tema della spiegazione della Scrittura verrà ripreso da Luca nel prosieguo della narrazione (Lc 24,44). La passione-morte-resurrezione di Gesù non si possono né cogliere né capire senza la previa conoscenza delle Scritture (cf Gv 20,8-9).
2. Il secondo fuoco (Lc 24,30) si ha nei gesti che Gesù compie a tavola, davanti ai due discepoli: “Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Sono gli stessi gesti dell’ultima cena (Lc 22,19): “Poi prese il pane, rese grazie (è equivalente a “benedire”), lo spezzò e lo diede loro”. Se i discepoli di Emmaus lo riconoscono nel gesto compiuto, nell’ultima cena c’erano solo i Dodici?
Il Contesto Liturgico
1. Parola e segno sono i due elementi che fanno riconoscere Gesù Risorto. Parola e segno sono i due elementi costituivi della celebrazione di ogni sacramento: è il tema presentato dalla Colletta propria. Nella prima lettura (At 2,14.22-33) Pietro attua l’insegnamento di Gesù: attraverso la Scrittura dimostra la risurrezione del Signore. Nella seconda lettura (1Pt 1,17-21) si afferma che tutto ciò che Gesù ha vissuto (passione-morte-resurrezione) era già stato preordinato da Dio dall’eternità perché fondasse la fede, la speranza e la testimonianza di vita dei credenti.