Martedì 1 novembre, Tutti i Santi, commento di don Renato De Zan

Beati voi quando, mentendo, vi perseguiteranno

Mt 5,1-12aIn quel tempo, 1 vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Il Testo

1. Il testo della formula evangelica del Lezionario è quasi uguale alla pericope biblica originale. La Liturgia è intervenuta su due punti. Il primo riguarda l’aggiunta dell’incipit con le solite parole “In quel tempo”. La seconda riguarda la soppressione di Mt 5,12b (“Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”). Togliendo il paragone con la persecuzione dei profeti precedenti, la Liturgia vuole concentrare l’attenzione solo sui discepoli perseguitati che sono i beati di oggi.

2. “Beato” vuol dire “felice”? Non esattamente. Si può benissimo capire che “beato” non vuol dire “felice”, esaminando le beatitudini: “quelli che sono nel pianto”, “i perseguitati”. “Beato” significa fondamentalmente “amato da Dio” e perciò già in possesso della certezza di appartenere alla beatitudine eterna. Non a caso sia la prima sia l’ottava beatitudine proclamano che dei “beati” è il regno dei cieli.

L’Esegesi

1. Le “Beatitudini” non sono il sostitutivo dei comandamenti perché le “Beatitudini” non sono leggi, ma sono un “lieto annuncio”. In altre parole, Gesù offre dei modelli per capire chi è candidato al Paradiso. Ed è facile capire che ogni credente si è trovato o si trova in una delle “Beatitudini”. L’esegesi, con molta prudenza, ci avvisa che non è facile comprendere questa pagina di Vangelo, dove Gesù, come Mosè per l’antica alleanza, sul monte proclama la “magna charta” del cristianesimo (l’intervento di Gesù è indirizzato ai discepoli: “Si mise a parlare e insegnava loro…”). Fra i tanti criteri interpretativi, in queste righe ne verranno presentati due.

2. Il primo è molto semplice. Se ci chiedessimo cosa significa essere miti, troveremmo la risposta nelle stesse parole di Gesù: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Questo vale per ogni beatitudine: “come Gesù”. Non c’è, pertanto, da fare esami filologici particolari: poveri, miti, misericordiosi, puri di cuore, ecc. “come Gesù”.

3. Il secondo criterio interpretativo è leggermente più impegnativo perché si fonda sulla struttura letteraria. Le “Beatitudini” sono espresse in terza persona plurale (le prime otto) e in seconda persona plurale (l’ultima, la nona). Le prime otto Beatitudini sono “incluse” dall’espressione “di essi è il regno dei cieli” (vv. 3.10). Inoltre, le otto Beatitudini sono divise in due strofe dalla ripetizione della parola “giustizia” (alla quarta, v. 6, e all’ottava beatitudine, v. 10). Questa due strofe non vanno lette in sequenza, ma in parallelo (come il primo racconto della Genesi). Ne emerge un dato importantissimo. Chi sono i poveri in spirito? I misericordiosi. Chi sono i miti? Gli operatori di pace. E così via.

Il Contesto Celebrativo

1. La solennità di tutti i santi ha la sua origine nel sec. VII d.C., quando papa Bonifacio IV trasformò il Pantheon in chiesa cristiana dedicata a Maria e a tutti i martiri cristiani (13 Maggio 609). Più tardi, quando la Chiesa di Roma associò i confessori (= santi non martiri) ai martiri, la data della celebrazione passò dal 13 Maggio al 1 Novembre così come l’abbiamo oggi.

2. La formula liturgica della prima lettura (Ap 7,2-4.9-14) è un testo eclogadico. Sono stati soppressi i versetti che elencavano i segnati di ogni tribù (12.00 x 12, per indicare una immensità e non il semplice risultato di 144.000). Il concetto viene espresso da Ap 7,9 “Dopo queste cose: ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare”. I santi sono molti di più di coloro che sono sugli altari.

3. La Colletta, mentre nell’amplificazione dell’invocazione richiama i meriti e la gloria di tutti i santi, nella petizione fa diventare l’immensa schiera dei santi capace d’intercessione per i credenti sulla terra: la misericordia abbondante è mediata dall’intercessione di questa moltitudine di santi che nessuno poteva contare. I santi, oltre che mediatori sono anche “sostegno e modello di vita”. Così prega la parte finale dell’embolismo del prefazio. Il clima della festa è la “gioia” (“Oggi ci dai la gioia…”: inizio dell’embolismo del prefazio).Renato De Zan