Domenica 17 aprile, commento di don Renato De Zan

 Tutti e quattro gli evangelisti narrano che alla mattina del primo giorno della settimana (la nostra domenica), sono le donne a scoprire il sepolcro vuoto.

Tematica liturgica

1. Tutti e quattro gli evangelisti narrano che alla mattina del primo giorno della settimana (la nostra domenica), sono le donne a scoprire il sepolcro vuoto. Nel mondo semitico la testimonianza di una donna non è credibile. Eppure, la Chiesa nascente non ha nessun timore nel dire che le prime testimoni sono donne. Per il principio storiografico della “non-convenienza” (non s’inventa una cosa che non “conviene”) il fatto delle donne al sepolcro è storico.

2. Tra queste donne viene sempre nominata per prima Maria Maddalena (Mt 28,1; Mc 16,1; Lc 23, 10). Giovanni (vangelo odierno, Gv 20,1-9), addirittura, fa solo il suo nome. Poi si scopre che per Giovanni Maria Maddalena non era sola (“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”). Quel “non sappiamo” dice la presenza di altre donne. Maria nei racconti giovannei della risurrezione, ha un posto preminente. Qualche autore ritiene che Maria Maddalena fosse un personaggio importante della primitiva comunità di Gerusalemme.

3. Nel brano evangelico odierno non viene mai nominata esplicitamente la risurrezione. C’è, però, un sottile filo rosso che unisce tre atteggiamenti. Maria Maddalena è sicura che la salma di Gesù è stata portata via. Non ha minimamente l’idea che Gesù potesse essere risorto. Pietro e il discepolo che Gesù amava vogliono verificare di persona quanto detto da Maria Maddalena (non si crede alla testimonianza di una donna!). Entrano e vedono i teli “posati là” e il sudario “avvolto in un luogo a parte”. Pietro e Maria Maddalena, digiuni di quella formazione che proviene dalla Parola di Dio, non sono giunti alla conclusione che quei segni (teli e sudario) erano le tracce evidenti della risurrezione. Il discepolo che Gesù amava, invece, ricco della formazione biblica, coglie il valore di quei segni e comprende che sono tracce preziosissime che dicono “Gesù, il Crocifisso, è Risorto”.Ma perché i teli e il sudario sono tracce evidenti della risurrezione?

Dimensione letteraria

1. Certamente il tipo di traduzione proposto dalla Cei non aiuta a capire. Proviamo a far un breve esame del testo greco.I teli erano “kèimena” (tradotto con “posati là”). Il verbo “kèimai” è adoperato nelle iscrizioni funerarie per dire “Qui giace il Tizio”. I teli, dunque, erano giacenti, afflosciati come un bozzolo svuotato. Non presentavano né tagli né disordine, ma erano semplicemente afflosciati, come se il corpo fosse evaporato attraverso i tessuti.

2. Il sudario, stando alla traduzione italiana, doveva essere una specie di cappuccio (“che era stato sul suo capo”). Ma questo ha poco senso, se era “entetuligmènon” (piegato su se stesso: “entulìsso”). Il greco, probabilmente, traduce (male) una espressione aramaica che indicava come il sudario fosse stato fermato sopra il capo di Gesù (una specie di fazzoletto per il mal di denti in modo che la mandibola fosse chiusa: si ricordi che Gesù muore in verticale). Il sudario, dunque, non era afflosciato come i teli, ma “chorìs” (può dire “separatamente”, ma anche “diversamente”) ripiegato su se stesso “èis èna tòpo”, “in un luogo uno”. Si tratta di un’espressione aramaica per dire “nello stesso luogo”.

3. Se l’analisi è corretta, cosa vide il discepolo che Gesù amava? Vide i teli afflosciati, ma nella zona del capo i teli erano leggermente rialzati perché sotto c’era il sudario, ripiegato ancora su se stesso. Il discepolo ricordò le parole della Scrittura (vedi, per esempio, Is 53,11a: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce”). Per questo motivo il discepolo vide e credette.

Riflessione biblico-liturgica

1. Oltre al testo evangelico di Gv 20,1-9, la Liturgia del giorno di Pasqua legge, alla sera, il testo di Lc 24,13-35. La Liturgia vuole associare in modo chiaro il sepolcro vuoto (Giovanni) con le apparizioni del Risorto (Luca). Il sepolcro vuoto da solo potrebbe indicare un furto (Maria Maddalena dice: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro”) oppure che Gesù non fosse morto (ripresosi, Gesù uscì dal sepolcro). Si tratta di due ipotesi impossibili. La violazione dei sepolcri era punita (e per i discepoli – processati al sinedrio per la predicazione di Gesù Risorto – non ci sono state né accusa né punizione alcuna per la violazione del sepolcro). Gesù era morto: c’era stato il controllo di un esperto, il soldato romano che lo trafisse con una lancia. Il sepolcro vuoto dice Resurrezione solo se ci sono le apparizioni di un Gesù vivo, con i segni della crocifissione.

2. Nell’episodio di Emmaus, Gesù compie circa due ore di cammino. Spiega le Scritture. Senza la Bibbia ciò che è avvenuto in Gesù non è comprensibile. In altre parole, il Risorto fornisce ai discepoli di Emmaus quella formazione che il discepolo che Gesù amava aveva acquisito da solo,Inizialmente “i loro occhi erano impediti a riconoscerlo” (Lc 24,16). Alla fine dell’episodio “si aprirono i loro occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31). Gesù, dunque, si fa conoscere attraverso la Parola (spiegazione della Scrittura) e il Segno (“prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”): Parola e Segno che i cristiani vivono in pienezza nella celebrazione dell’Eucaristia.