Il cibo influisce anche sul cervello che è collegato al microbiota intestinale

La giusta alimentazione nelle fasi diverse della vita sostiene lo sviluppo cognitivo

“Ho mal di stomaco”. Sarà stress. “Ma va? Cosa centra?”. Ci si stupisce possa essere così, invece è normale che lo sia. La spiegazione terra a terra potrebbe essere racchiusa in questa domanda: avete presente quando si dice che l’intestino è il nostro secondo cervello? I due – cervello e intestino – sono in collegamento, è quella che in gergo si chiama interazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso enterico. “Studi hanno infatti scoperto che esistono vari meccanismi che permettono ai batteri di comunicare col cervello e influenzare diversi processi di neurotrasmissione, neurogenesi e persino del comportamento” ha detto Elena Dogliotti (foto in alto ndr.), membro della supervisione scientifica per Fondazione Umberto Veronesi, che nel corso dell’incontro promosso dall’IRSE nell’ambito della rassegna “Affascinati dal cervello”, quest’anno dedicata a “Mens sana in cibo sano”, ha trattato le relazioni tra il cibo che mangiamo e i geni del nostro corpo.

Particolarmente interessante è lo studio del microbiota intestinale, l’insieme di microrganismi che convivono nel nostro intestino. Quando si parla di eubiosi significa che sono in equilibrio e il nostro organismo funziona bene: dalla pelle al sistema immunitario, dalle emozioni ai disturbi gastro-intestinali. Se il tuo microbiota sarà in equilibrio, il tuo corpo sarà in armonia. Al contrario si definisce disbiosi. Il microbiota intestinale svolge funzioni fondamentali per il nostro benessere.

Ecco quindi l’importanza del cibo, dell’alimentazione che  influisce sul cervello. Mangiare correttamente produce salute e benessere sul piano fisico, psicologico e sociale. Questa affermazione è scientificamente provata, tanto che sul piano della salute fisica la scienza è giunta a conclusioni che mettono in relazione cibo e prevenzione. “È stato infatti identificato uno stile alimentare – spiega la biologa nutrizionista Dogliotti – del quale è un esempio virtuoso la dieta mediterranea, in grado di influire positivamente sul nostro organismo dal concepimento fino all’età avanzata, diminuendo così il rischio di ammalarsi”. Non solo: “La giusta alimentazione, nelle fasi diverse della vita, sostiene lo sviluppo cognitivo e aiuta a mantenere attivo il cervello. La genomica e l’epigenomica – ovvero la scienza che studia come le cellule “leggono” il DNA e come questa lettura possa essere modificata da fattori come l’alimentazione e lo stile di vita, compresi quindi i pensieri di cui ci nutriamo – ci permettono oggi di comprendere i meccanismi attraverso i quali la nutrizione e i geni interagiscono”.

ESAMI SPECIFICI Esistono anche esami che, a partire dalla lettura genomica del proprio microbiota intestinale, una sorta di carta identità personale, consentono di individuare la “popolazione” dei batteri presenti e da lì modulare gli accorgimenti per riportarlo – qualora fosse necessario – in equilibrio, costruendo così il pilastro per la salute.

L’incontro ha analizzato anche l’influenza del cibo sul benessere psicologico, gli effetti delle scelte a tavola sul declino cognitivo e sulla depressione negli anziani e come queste scelte vengano, a tutte le età, condizionate dal cervello. Al proposito, una prevenzione generale sul piano metabolico e cardiovascolare produce risultati indiretti anche sulla salute del sistema nervoso centrale. E’ quindi importante essere in peso forma, non avere la pressione alta (per questo è utile il Q10), avere glicemia, colesterolo e markers dell’infiammazione nei range ottimali e tenere a bada lo stress ossidativo (per questo sono utili il Q10, la vitamina C e la vitamina E). Così come essere attivi fisicamente e mentalmente.