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Povertà educativa dei minori: ultimi dati Caritas Fvg
Queste famiglie fanno difficoltà a permettersi il necessario per vivere, ma dopo aver ascoltato queste interviste la domanda sorge spontanea: cosa riteniamo essere necessario per la vita di un bambino o di un ragazzo?
el corso del 2018 si sono rivolte ai Centri di Ascolto (CdA) diocesani, foraniali/decanali e parrocchiali delle Caritas presenti nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia 5.519 persone. La maggioranza aveva un’età compresa tra i 31 e i 60 anni e rappresenta il 67,2% del totale di coloro che si sono rivolti ai CdA. Il 46,7% delle persone che si sono rivolte ai CdA ha almeno un minore a carico: quindi una persona su due che si rivolge ai CdA è un genitore.La povertà dei genitori implica di conseguenza la povertà dei figli minori, costretti a vivere in una situazione di deprivazione che comporta l’impossibilità di accedere alle opportunità formative ed educative dei loro coetanei.Il 32,9% dell’utenza vive in una famiglia composta da una coppia con uno o più figli a carico; il 13,8% vive in un nucleo familiare monoparentale composto da un genitore e uno o più figli a carico.
LA POVERTÀ DELLEFAMIGLIE CON MINORIDall’analisi dei dati rilevati dai CdA delle Caritas del Fvg nel corso degli anni 2016, 2017 e 2018 emerge che si tratta per la parte preponderante di genitori con figli minori a carico. Un target significativo, che i CdA hanno approfondito attraverso un questionario aggiuntivo.
POVERTA’ E SCUOLAOltre ai materiali di cancelleria, come quaderni, penne, pennarelli ecc. che spesso vengono forniti dalle associazioni di volontariato o acquistati in super sconto, l’andare a scuola determina una serie di altri costi.Si tratta, in primis, di acquistare i libri di testo, poi i costi del trasporto scolastico, della mensa, del doposcuola, della pre-accoglienza, servizi a domanda individuale, gestiti dai comuni, che non sempre coperti da sconti o esenzioni per le famiglie in difficoltà. Alcune famiglie riferiscono di usare questi servizi perché il comune ha abbattuto i costi; altre devono invece rinunciare. In questi casi i bambini e i ragazzi vengono accompagnati a scuola dai genitori, non frequentano il doposcuola, a volte rinunciano alla mensa, così i figli vengono richiamati a casa per pranzo (con conseguente impegno della madre), o mandati a scuola con il pranzo al sacco. Rinunce necessarie, che però determinano delle differenze importanti, che i ragazzi sono costretti a vivere nel confronto con i pari. Se poi consideriamo che lo scuolabus, la pre-accoglienza ed il doposcuola sono servizi fondamentali anche per favorire la conciliazione tra i compiti di cura e gli impegni di lavoro dei genitori, si comprende che il non poter iscrivere i figli a questi servizi riduce il possibile “tempo lavoro”delle madri.Le spese aumentano quando i ragazzi iniziano a frequentare le scuole secondarie di II grado, tanto più se in città distanti dal comune di residenza.Anche le gite scolastiche rappresentano una criticità per i genitori e un segno fortissimo di differenza per i bambini. In alcuni casi vengono fatte delle collette da parte delle famiglie dei compagni di classe, in altri i genitori riescono a risparmiare per poter iscrivere i propri figli, in altri ancora i bambini non vengono mandati in gita, rinunciando ad un momento di socialità e di apprendimento, che segna una differenza indelebile.
POVERTA’ EXTRA SCUOLALo sport è una delle cose che le famiglie in povertà non riescono a permettersi. Fare sport significa pagare l’iscrizione, la quota mensile, l’assicurazione, che variano da disciplina a disciplina. Bisogna acquistare il vestiario adatto, le spese di spostamento: tutti costi aggiuntivi impossibili da sostenere per queste famiglie.Quando i figli sono più di uno si presenta inoltre un problema di equità. Alcuni Ambiti e Comuni hanno attivato misure di supporto specifiche. Anche questo diventa un interessante spunto di riflessione: oltre al beneficio fisico lo sport regala altre occasioni di socialità.Queste famiglie fanno difficoltà a permettersi il necessario per vivere, ma dopo aver ascoltato queste interviste la domanda sorge spontanea: cosa riteniamo essere necessario per la vita di un bambino o di un ragazzo?