Diocesi: le nostre famiglie e la preghiera nei giorni del lockdown. Un questionario rivela…

Il Servizio diocesano per la Famiglia e Vita ha lanciato un questionario on line per sondare il rapporto con la fede, la preghiera, le celebrazioni alla tv: ecco gli straordinari risultati. La metà ha dichiarato di paver pregato in famiglia; il 78% ha dichiarato di essere stato bene nei giorni "reclusi". insomma: la famiglia? Una riscoperta

l questionario “Famiglia e fede al tempo del lockdown” si è posto un duplice obiettivo: – offrire alle persone uno spazio di narrazione sulla propria esperienza di fede durante il digiuno dai sacramenti e dalla vita comunitaria;- mettersi in ascolto delle fatiche, dei desideri, delle risorse spirituali delle famiglie.I dati raccolti, sottoforma di risposte multiple, sia aperte che chiuse, offrono uno spaccato di vissuti familiari in cui la fede risulta essere un elemento non opzionale. Un valore, ove possibile, trasmesso e condiviso. Ecco in sintesi i risultati (arrotondati all’intero).

1. LE RELAZIONI FAMILIARI

Composizione del nucleo familiare al tempo dell’emergenzaDelle 286 persone intervistate, il 30% vive in coppia, il 76% ha figli (di questi, il 40% è maggiorenne), l’8% vive con nonni, in altri casi c’è un genitore con uno o più figli, il 4% vive solo. Difficoltà o fatiche in famiglia Il 43% dichiara di non aver sperimentato particolari difficoltà durante la pandemia. Tuttavia, tra quelle citate emergono la fatica a gestire lo smartworking (26%), difficoltà nel rapporto con i figli (23%), per molti a causa della didattica a distanza, tensioni relazionali con il coniuge (14%), malattia o lutti in famiglia (9%), difficoltà economiche (8%), e per qualcuno si è trattato di solitudine, paura o uno stato depressivo.Esperienze familiari positive Il 78% ha goduto la bellezza di stare più tempo insieme, coinvolgendo i figli nelle attività domestiche (35%), giocando o dialogando con loro (28%). Il 16% ha apprezzato la possibilità di conciliare famiglia e lavoro, altri hanno potuto dedicare più tempo al dialogo di coppia (25%), alla preghiera, alla casa, vivendo con ritmi più lenti e meno frettolosi.

2. LA DIMENSIONE DELLA PREGHIERA

La dimensione della preghiera è stata alimentata seguendo le messe in tv o in streaming (88%), con il rosario o altre devozioni (36%), con la lettura della Parola di Dio (26%), o utilizzando sussidi diocesani o altro materiale reperito sul web o fornito dalla propria parrocchia (21%). Altri hanno fatto fatica a raccogliersi in preghiera (16%), o non ci sono riusciti (2%).Oltre il 55% degli intervistati ha condiviso la preghiera in famiglia, regolarmente o occasionalmente, oltre il 32% l’ha vissuta come momento personale. Tra coloro che hanno pregato in famiglia, il 41% pregava insieme anche prima della pandemia, mentre per il 31% si è trattato di un’esperienza nuova, che il 20% dichiara di voler ripetere.Coltivare la dimensione della fede ha aiutato a…La fede ha alimentato la speranza (51%), ha aiutato a custodire la pace interiore (46%), a gestire la paura e l’incertezza per il futuro (41%), a contrastare la tristezza (31%), a dare conforto ad altri (26%).

3. VICINANZA DELLA CHIESA NEL LOCKDOWN

Ciò che ha maggiormente contribuito a far percepire la Chiesa vicina sono state per la maggioranza le celebrazioni e le riflessioni di Papa Francesco (66%), gli appuntamenti parrocchiali (56%), iniziative diocesane (34%), altre proposte dal web (21%), iniziative promosse da associazioni e movimenti (13%).

4. PROGETTO #STOACASACONTE

Oltre il 29% degli intervistati ha seguito il progetto #stoacasaconTe, mentre il 47% ha dichiarato di non conoscerlo, i restanti lo conoscevano ma non l’hanno seguito o solo saltuariamente.

Altre proposte diocesaneIl materiale proposto dal Servizio Pastorale giovani è stato di aiuto al 14% degli intervistati, mentre il 40% lo conosceva ma non lo ha utilizzato, e il 38% non sapeva della sua esistenza.Il 6% degli intervistati ha seguito il materiale proposto dal Centro Missionario diocesano. Il 30%, pur conoscendolo, non lo ha adottato, il 59% non lo conosceva. Il sito della pastorale familiare non era conosciuto dal 36% degli intervistati, il 18% lo ha visitato per restare informati su ciò che riguarda la famiglia, il 14% lo ha consultato per aggiornarsi sulle celebrazioni teletrasmesse, il 34% non lo ha visitato o solo talvolta.

5. FAMIGLIA CHIESA DOMESTICA SÌ MA NON SENZA COMUNITÀ E SENZA SACERDOTI

La metà degli intervistati conferma di aver fatto esperienza di famiglia come chiesa domestica. Il 28% dichiara di aver vissuto questa realtà marginalmente, il 15% identifica la chiesa fondamentalmente con la parrocchia. Molti hanno sottolineato l’imprescindibilità della comunità e dei sacerdoti.

Cosa ha caratterizzato l’essere chiesa domesticaTra le 111 condivisioni libere in questo ambito, oltre un terzo indica la preghiera e la messa condivise. – In alcuni casi si è trattato di allestire un angolo della casa per la preghiera personale e familiare. – Per diversi l’essere chiesa domestica ha significato sentirsi più uniti (in Cristo), dialogare e riflettere in profondità. – “Abbiamo sperimentato la presenza di Dio nella quotidianità, nelle piccole cose e nei familiari”, – “Il desiderio di poter ritornare nella Chiesa non solo domestica”, – “La comunione, volere il bene dell’altro e la preghiera”.

Cosa aiuta a custodire la presenza di Dio in casa?Il 57% ha indicato più tempo al dialogo con Dio nella preghiera, la maggior frequenza della Messa (29%), letture spirituali (23%) e la presenza di una guida spirituale (24%), destinare uno spazio della casa al raccoglimento, frequentare percorsi di formazione umana e spirituale o vivere gli esercizi spirituali.

Condivisioni libere Un ultimo spazio, lasciato all’eventuale condivisione libera, ha raccolto 42 interventi. Eccone solo alcuni. – “Il momento che non dimenticherò è Papa Francesco, quell’uomo solo quando si è caricato sulle spalle tutte le nostre paure, sofferenze, e per molti la morte in solitudine, con la Sua preghiera ha rassicurato le persone a non temere perché non siamo soli e Dio non ci abbandona mai. Tutto questo con la preghiera ha aiutato a restare sereni durante le giornate del “io resto a casa”.- “Ho avuto modo di riflettere sul valore della vita e sulla piccolezza e fragilità dell’uomo”. – “Ci ha permesso di riflettere su noi stessi, il rapporto di coppia e figli”. – “Ho riscoperto la bellezza della lentezza, del vivere la casa, la famiglia. Ho paura perché non so se vorrò di nuovo essere coinvolta in tutte le iniziative nelle quali ero impegnata prima”. – “Ringrazio Dio di aver potuto gustare questo tempo”.Daniela e Marco Baratella