1 gennaio Giornata della Pace, giornata di Maria

C’è un elemento importante per questo giorno: il tema della pace. S. Paolo VI con un intervento per davvero profetico ha chiamato questo primo giorno dell’anno, il giorno della pace.

  a Liturgia ha la capacità di accompagnarci all’interno della ricchezza di questo primo giorno dell’anno. Iniziamo ricordando quanto dice l’orazione sulle offerte della Messa di Maria Santissima, Madre di Dio: Dio dà “inizio e compimento a tutto il bene che è nel mondo”. È una affermazione di fede. Si tratta di una visione positiva della storia. Il ritmo del tempo ci dà l’impressione che il tempo “ritorni”. Per certi aspetti è vero. Per certi altri il tempo è “novità”. E la fede ci invita ad accogliere tale novità senza ansia e trepidazione. Certamente male e bene si intrecciano nel tempo. Molto spesso spetta a noi discernere e scegliere. Cristo ha promesso di essere affianco a noi, con noi (“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: Mt 28,20) anche per questo. Il tempo nuovo ci dona la possibilità di convertirci ancora, rendendoci consapevoli che siamo figli di Dio (2° lettura, Gal 4,4-7).C’è un secondo elemento importante per questo giorno: il tema della pace. S. Paolo VI con un intervento per davvero profetico ha chiamato questo primo giorno dell’anno, il giorno della pace. Nella parte finale della prima lettura (Nm 6,22-27) leggiamo: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Lo shalòm (in ebraico è maschile!) non si identifica tanto facilmente con il nostro concetto di “pace”. In 2 Sam 11,7 Davide chiede a Uria come vada lo shalòm della guerra! Il termine indica una realtà dove entrano in gioco diversi valori: la libertà, la giustizia, la verità, il benessere, ecc. Non ci può essere per l’uomo biblico nessuna “pace” nuda, monca e solitaria. Lo shalòm vero si ha lì dove la realizzazione del singolo si attua nella realizzazione della comunità e viceversa. Non esiste la “pace” di qualcuno a scapito della “pace” di altri. Alla luce di quanto appena detto, è possibile comprendere come la pace abbia tanti nomi: rifiuto della violenza, progresso, lavoro, dignità, rispetto di tutto ciò che è umano, attenzione al creato, dialogo, perdono, generosità, aiuto…Infine, c’è un terzo elemento: l’anno nuovo è posto sotto il manto benevolo della Vergine Madre. La comunità celebrante è chiamata ad accogliere l’esperienza donativa di Dio (cfr la benedizione veterotestamentaria della prima lettura, Nm 6,22-27) e la propria dignità di “figli di Dio” come Maria, modello per ogni comunità e per ogni singolo credente, ha saputo accogliere il Figlio di Dio e tutto ciò che a Lui intimamente legato (Lc 2,16-21).

Dimensione letterariaIl testo biblico del vangelo inizia così: “Andarono senza indugio…”. Il testo biblico-liturgico ha fatto piccole aggiunte: “In quel tempo, i pastori andarono senza indugio… “. In questo modo la Liturgia ha voluto separare il vangelo odierno da ciò che lo precedeva (apparizione angelica e indicazione del segno) per non sottolineare il valore della verifica del segno da parte dei pastori (che, comunque, c’è) e sottolineare, invece, sia la testimonianza dei pastori sia la reazione orante di Maria e la circoncisione di Gesù con l’imposizione del nome indicato dall’angelo. Il nome di Gesù in ebraico suona Yehoshuah. Nella sua forma abbreviata si pronunciava Yeshuah. Il significato è “Yhwh salva”.

Riflessione biblico-liturgicaa. L’angelo aveva detto ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,12). I pastori cercano e trovano. La loro testimonianza suscita lo stupore di “tutti quelli che udirono” (gli altri familiari-ospiti che insieme con Maria e Giuseppe erano venuti a censirsi nel luogo di nascita). Lo stupore indica sempre in Luca un insieme di sentimenti profondi: gioiosa meraviglia, titubanza a convincersi delle meravigliose opere di Dio, arrendevole constatazione di fronte ad esse, comprensione esitante e gioiosa delle medesime (cfr Lc 8,25.55; 11,14; 24,12). b. Tra “tutti quelli che udirono” non è compresa Maria. La costruzione del testo greco indica che Maria reagisce in modo diverso e personale. Lei custodisce la memoria della sua profonda emozione e di tutto ciò che succede, come fossero delle realtà portatrici di un messaggio, come le cose fossero “parole”. Il testo greco, infatti, ha l’espressione “queste parole” e non “queste cose”. Lei, inoltre, “compara”. Così dice il verbo geco; la traduzione “meditandole” è un buon tentativo di sintesi. Maria compara emozioni e avvenimenti-parole con la Parola di Dio per capire il senso profondo di ciò che succedeva. Si tratta di un metodo di lettura chiamato “midràsh pèsher” (ricerca dell’adempimento) che era praticato dai monaci di Qumran.