Primo ok del Parlamento all’assegno unico e universale per i figli
240 euro al mese fino a 21 anni
Primo ok del Parlamento all’assegno unico e universale per i figli. Un provvedimento importante, cardine del Family Act fortemente voluto dalla Ministra Elena Bonetti che prende origini dal disegno di legge Delrio-Lepri.
Una misura che può segnare una svolta storica per quanto riguarda le politiche per la famiglia nel nostro Paese. Non a caso più di qualcuno non ha esitato a definirla "una riforma epocale".
In cosa consiste? Si tratta di un assegno mensile corrisposto a partire dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del ventunesimo anno di età di ciascun figlio (nessun limite di età rileva nel caso di figlia o figlio con disabilità per i quali l’assegno durerà tutta la vita) tramite una somma di denaro o mediante il riconoscimento di un credito d’imposta, da utilizzare in compensazione.
Nel caso di figli successivi al secondo, l’assegno sarà maggiorato del 20%.
A quanto ammonta il beneficio? Dovrebbe oscillare attorno ai 240 euro al mese. La variazione sarà legata all’Isee e - come detto - al numero di figli. Si tratta in ogni caso di una misura strutturale: vi accederanno tutte le famiglie, anche se la sua intensità sarà differente: il valore dell’assegno sarà più alto per le famiglie a basso reddito e per quelle con più figli.
Il nuovo assegno unico prenderà il posto dei bonus per le famiglie e nuovi nati attualmente in vigore. Sarebbero perciò aboliti il bonus bebè, il bonus mamme, gli assegni familiari e alcune detrazioni, comprese quella per gli asili nido.
Ora si attende l’ok del Senato, ma soprattutto l’emanazione dei decreti attuativi per cui ci sono 12 mesi di tempo, anche se la Ministra ha garantito un iter privilegiato in modo che i primi assegni possano essere erogati dal mese di gennaio 2021.
Se si tratta indubbiamente della misura più importante del Family Act, l’assegno universale non è comunque l’unico provvedimento interessante approvato in tema di politiche familiari.
Rilevanti novità ad esempio riguardano i congedi parentali per i quali viene stabilito un periodo minimo non inferiore a 2 mesi per ciascun figlio, non cedibile all’altro genitore. Previsto inoltre un periodo di congedo obbligatorio non inferiore a 10 giorni lavorativi per il padre lavoratore nei primi mesi di nascita del figlio.
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