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Pasqua: annuncio di resurrezione partito da Gerusalemme

L’assenza è quella del corpo di Gesù: quella tomba è stata trovata vuota e tale è rimasta. Nessun cadavere l’ha più riempita. Quella tomba è ancora lì, al suo posto. Vuota. Può sembrare incredibile, ma quel vuoto è capace di attirare persone che non si possono contare.

Parole chiave: Pasqua (36), Resurrezione (9), Terrasanta (16)
Pasqua: annuncio di resurrezione partito da Gerusalemme

La frequentazione del Santo Sepolcro nelle settimane di marzo mi ha permesso di sostare quotidianamente davanti ai monumenti più cari alla fede cristiana: il Calvario e la tomba vuota, custoditi entrambi nella Basilica del Santo Sepolcro (vedi foto al centro).
Pur con l’estrema difficoltà a trovare raccoglimento, in mezzo ad un andirivieni di genti di tutto il mondo, non ho smesso di stupirmi di come un’assenza possa attirare così tanta presenza.
L’assenza è quella del corpo di Gesù: quella tomba è stata trovata vuota e tale è rimasta. Nessun cadavere l’ha più riempita.
La forza di quel luogo risiede nell’essere un monumento vuoto, uno spazio aperto, una possibilità inedita.
A pensarci bene, la tomba era forse l’ultimo problema dei primi discepoli di Gesù, perché a loro interessava riavere il Maestro in carne e ossa, vivo, da abbracciare, da ascoltare, da seguire. Eppure nella memoria apostolica la tomba vuota resta il segno indiscusso ricordato con grande attenzione da tutti gli evangelisti.
Quella tomba è ancora lì, al suo posto. Vuota.
Può sembrare incredibile, ma quel vuoto è capace di attirare persone che non si possono contare. Credenti e non, giovani e anziani, famiglie e consacrati.
Tutti desiderano toccare quella pietra e dire: ci sono anch’io in questo spazio lasciato vuoto da Gesù. Qualche buon pensatore potrebbe dire che le persone amano riempire gli spazi, tanto è insopportabile la sensazione di mancanza, di assenza, di vuoto, appunto.
Alla tomba di Gesù non c’è ansia e angoscia. C’è la pazienza di mettersi in fila e attendere il proprio turno per toccare, per dire una preghiera, per lasciarsi abbracciare da quel vuoto che accoglie chiunque.
La Pasqua di Gesù è vittoria sulla morte, è perdono dei peccati, è vita piena restituita nella sua piena capacità di amare Dio e i fratelli.
Il suo essere vivo è anche uno spazio nuovo, molto ampio, nel quale ogni persona può entrare. Risorgendo da morti, Cristo non solo non muore più, ma ha anche riempito tutte le cose con il dono della sua presenza dolce, mite, discreta, potente e invincibile. Una presenza che non occupa spazio, fino a diventare ingombrante, piuttosto crea opportunità per entrare in una dimensione nuova, nella quale si vive per Dio e a servizio dei fratelli.
I tanti pellegrini che accorrono nella città santa insegnano che la Chiesa ha bisogno di avere lo stesso potere attrattivo di quella tomba vuota. Attraente non perché ha una bella facciata o profumo d’oriente, ma perché ciascuno può sentirsi accolto e a casa sua. Nel mezzo del cammino sinodale il dono della Pasqua di Gesù ricorda il primato dell’evangelizzazione: Dio è venuto incontro agli uomini non per occupare i nostri spazi, ma per annunciare che egli si è fatto vuoto per noi, perché noi possiamo vivere per sempre in lui.
Don Maurizio Girolami

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