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1° maggio a Portogruaro tra aziende e artigianato

Ripartire ma con regole chiare Incertezza e rischi diffusi

1° maggio a Portogruaro tra aziende e artigianato

Aziende chiuse, dipendenti a casa. La vita lavorativa di molte persone è stata messa in stand-by a causa dell’emergenza Coronavirus. Tra marzo e aprile, stando al quadro definito da CNA Portogruaro, circa il 70% delle imprese associate ha dovuto bloccare la propria attività, costringendo i dipendenti a stare a casa. "Le poche aziende ancora operative sono a regime ridotto. Fortunatamente non ci sono stati casi di licenziamento - spiega il direttore di CNA Portogruaro, Loris Pancino -, i dipendenti che non lavorano sono in cassa integrazione e possono usufruire del sostegno degli enti bilaterali. Ciò dimostra che gli imprenditori cercano di mantenere tutti i posti di lavoro, c’è molta attenzione nei confronti dei dipendenti, anche perché vogliono trattenere le professionalità e le competenze acquisite finora. Si sta registrando un pesante crollo della liquidità, le commesse sono bloccate e, spesso, non pagate, i costi fissi continuano ad esserci: la situazione è davvero difficile per le imprese. Riceviamo moltissime telefonate al giorno - continua il direttore Pancino -, ci chiedono di fare pressione perché ci sia una riapertura responsabile, che tenga conto di tutte le procedure per il contenimento dei contagi. C’è la necessità di fare una seria analisi delle singole situazioni per valutare al meglio chi può riaprire e chi no. I provvedimenti al sostegno della liquidità per le imprese sono davvero utili in questa fase emergenziale, ma la soluzione sta nella ripartenza in sicurezza. C’è il rischio che le aziende chiudano e questo comporterebbe un danno incredibile con la perdita di professionalità e con gravi conseguenze per gli imprenditori ed i lavoratori".

Il bisogno di certezza e di sicurezza è sottolineato anche da Siro Martin, presidente di Confartigianato Imprese Veneto Orientale. La situazione portogruarese, delineata dall’associazione di categoria, vede l’82,08% di addetti delle imprese artigiane a casa dal lavoro. "La situazione occupazionale del nostro territorio - commenta il presidente Siro Martin - sta generando aspettative, ma anche confusione. Ci si attende una ripartenza, una riapertura più significativa, ma tutti, anzitutto, richiediamo sicurezza. La speranza è di non ricevere direttive generiche per tutti, ma specifiche che sappiano soddisfare le esigenze delle varie casistiche. Ci auguriamo che i protocolli sanitari che verranno attuati dispongano di requisiti minimi, lasciando alle singole aziende una sorta di personalizzazione per meglio mettere in sicurezza tutti gli addetti".

Fonte: Redazione Online
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