Papa udienza del mercoledì: preghiamo per Valencia e per la pace
6 novembre: il Santo Padre ha iniziato e concluso l'udienza di oggi con l'invito a pregare per Valencia, la città spagnola più colpita dalla Dana, oltre che per la pace. Al centro della catechesi, il rapporto tra lo Spirito Santo e la preghiera
Un invito a pregare per la pace e per Valencia. Si è conclusa così l’udienza di Papa Francesco in piazza San Pietro, che si è svolta sotto la protezione della Virgen de Los Desamparados, patrona della città spagnola maggiormente colpita dalla Dana. All’inizio dell’udienza, il Papa si è raccolto in preghiera e ha reso omaggio ad una statuetta della Vergine, regalatagli dagli spagnoli.
“Oggi preghiamo per Valencia e per le altre zone della Spagna che stanno soffrendo per l’acqua”, ha detto dopo aver deposto una rosa ai piedi della statuetta della Vergine, posta ai lati della postazione papale. “Noi preghiamo per ricevere lo Spirito Santo e riceviamo lo Spirito Santo per poter pregare veramente, cioè da figli di Dio, non da schiavi”, ha spiegato Francesco nella catechesi, dedicata allo Spirito Santo e alla preghiera. “Dobbiamo pregare sempre con libertà”, ha spiegato a braccio: “Oggi devo pregare questo, questo, al contrario andrò all’inferno, quello non è preghiera. La preghiera è libera: preghi quando lo Spirito ti aiuta a pregare, quando senti nel cuore il bisogno di pregare. E quando non senti nulla, chiediti: perché non sento io la voglia di pregare? La spontaneità aiuta sempre. Questo vuol dire pregare da figli, non da schiavi”. “Anzitutto, dobbiamo pregare per ricevere lo Spirito Santo”, il primo passo suggerito dal Papa, secondo il quale “la preghiera è l’unico potere che abbiamo sullo Spirito Santo”.
“Noi non sappiamo pregare. Dobbiamo imparare ogni giorno”,
l’invito del Papa: “Il motivo di questa debolezza della nostra preghiera veniva espresso in passato con una sola parola, usata in tre modi diversi: come aggettivo, come sostantivo e come avverbio”, ha spiegato: “È facile da ricordare, anche per chi non sa di latino, e vale la pena tenerlo a mente, perché da solo contiene un intero trattato. Noi esseri umani, diceva quel detto, ‘mali, mala, male petimus’, che vuol dire: essendo cattivi (mali), chiediamo cose sbagliate (mala) e in modo sbagliato (male)”. Gesù dice, ha ricordato Francesco: “Cercate prima il regno di Dio e il resto vi sarà dato in sovrappiù”. “Noi invece cerchiamo prima di tutto il sovrappiù, cioè i nostri interessi, tante volte, e ci dimentichiamo del tutto di chiedere il Regno di Dio”, il monito del Papa: “Chiediamo al Signore il Regno, e viene tutto con lui”.
“Noi non possiamo dire padre, ‘Abbà’, senza la forza dello Spirito Santo”, ha sottolineato Francesco. ricordando che “la preghiera cristiana non è l’uomo che da un capo del telefono parla a Dio all’altro capo, no, è Dio che prega in noi! Preghiamo Dio per mezzo di Dio”. Ed è proprio nella preghiera che lo Spirito Santo “si rivela come Paraclito, cioè avvocato e difensore”: “Non ci accusa davanti al Padre, ma ci difende. Sì, ci convince del fatto che siamo peccatori, ma lo fa per poterci far gustare la gioia della misericordia del Padre, non per distruggerci con sterili sensi di colpa. Anche quando il nostro cuore ci rimprovera di qualcosa, egli ci ricorda che Dio è più grande del nostro cuore, Dio è più grande nostro peccato”. “Tutti siamo peccatori – ha proseguito il Papa ancora una volta fuori testo – ma pensiamo a qualcuno che ha tanta paura per le cose che ha fatto, che ha paura di essere rimproverato da Dio, che ha paura di tante cose e non riesce a trovare pace. Mettiti in preghiera, chiama lo Spirito Santo, e lui ti insegnerà come chiedere perdono”.
“Dio non sa molta grammatica – ha osservato – e quando noi chiediamo perdono non ci lascia finire, ci perdona prima, ci perdona sempre, è sempre pronto a perdonarci prima che noi finiamo la parola perdono. Diciamo perdono e il Padre ci perdona sempre”.
“Lo Spirito Santo intercede per noi, ma ci insegna anche a intercedere, a nostra volta, per i fratelli; ci insegna la preghiera di intercessione”, ha detto Francesco esortando a braccio a “pregare per questa persona, per il malato, per chi è in carcere, pregare per la suocera pure, pregare sempre”. “Quando ognuno prega per tutti, avviene – notava Sant’Ambrogio – che tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica”. “Ecco un compito tanto prezioso e necessario nella Chiesa, in particolare in questo tempo di preparazione al Giubileo”, l’esortazione papale: “unirci al Paraclito che intercede per tutti noi secondo i disegni di Dio”. “Ma non pregare come i pappagalli”, la raccomandazione fuori testo: “Dì Signore, ma dillo col cuore: ‘Aiutami Signore, ti voglio bene Signore’, e quando pregare il Padre Nostro pregate con il cuore, non con le labbra. Non fare i pappagalli. Lo Spirito possa aiutarci nella preghiera, di cui tanto abbiamo bisogno”.
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