Francesco: una piazza per il mondo
Gli uomini sono senza direzione, senza che ci sia qualcuno che tesse una tela di unione, di comunione. E allora ecco che a tessere questa tela di unione tra tutti i popoli della terra, che sono in crescita, rischia di essere di fatto il coronavirus.
Che cosa può opporre l’uomo a questo esercito, a questa devastazione che avanza, che distrugge uomini, che blocca una crescita che noi abbiamo ritenuto fosse grande?
E' vero: gli uomini sono senza direzione, senza che ci sia qualcuno che tesse una tela di unione, di comunione. E allora ecco che a tessere questa tela di unione tra tutti i popoli della terra, che sono in crescita, rischia di essere di fatto il coronavirus.
Che cosa può opporre l’uomo a questo esercito, a questa devastazione che avanza, che distrugge uomini, che blocca una crescita che noi abbiamo ritenuto fosse grande?
Noi vediamo un esercito che marcia, ma è un plotone di cui non conosciamo niente o poco, che per adesso non siamo riusciti a bloccare. Ha fatto una strage, quindi dobbiamo organizzare i popoli, l’umanità in maniera diversa. Quando si dice che occorre un’unione, una comunione tra i popoli, è un dato di fatto, è una verità da realizzare.
Ed ecco che compare, in una piazza abitualmente piena, una stola che quel padre, papa Francesco, indossa con la leggera fatica del pastore, perché gli uomini scoprano i loro errori ma conservino anche la gioia del bene.
Abbiamo visto un uomo anziano, ma non senza energia, con un velo bianco, richiamare tutti ad una presa di posizione forte, ad accettare di sacrificarsi ora per uscirne poi più forti, con fermezza dinnanzi all’avanzare del coronavirus.
Maestoso nella sua semplicità, quest’uomo mandato da Dio, al coronavirus ha opposto un contagio di bene, lento e solenne in mezzo al vuoto di piazza S. Pietro.
Vuoto che di per sè indicherebbe un nulla, mentre invece richiama al tanto, al molto, al tutto, allo stare insieme, perché il mondo deve stare insieme.
La sua potente preghiera si svolge nella piazza per eccellenza, contenitore di un’unica speranza che abbraccia tutto il mondo e guarda verso l’Alto. Forse si potrebbe dire -ce lo ha ricordato papa Francesco- che ci siamo resi conto di trovarci tutti sulla stessa barca. Non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.
La grande barca della bibbia deve oggi affrontare problemi sconosciuti.
Incredibilmente, quel mondo di grandi Stati come la Cina, l’India, gli Stati Uniti, l’Europa, ha nelle sue religioni un grande cerchio dove si contiene il bene.
Tutte le religioni si sono unite nella preghiera, in forma ecumenica, superando secolari divisioni, pensando solo al bene dell’umanità in questo momento tragico. Le religioni devono ritrovare i modi per incontrarsi e dare il loro contributo di bene nella cultura, nell’economia, e dovunque ve ne sia bisogno.
La domanda potrebbe essere questa: che cosa abbiamo fatto di sbagliato nel tempo precedente, e che cosa deve diventare più vero, più rispettoso per l’uomo, per le creature, per il Creatore? Se pensiamo di poter continuare come prima, andremo verso una recrudescenza di queste malattie.
Resta l’interrogativo: come ci salveremo?
Conservando la porta aperta ai deboli, nello stesso tempo trovando scienze e tecnologie nuove: armi non di distruzione, ma di pace e di unità, di salute che -oggi abbiamo finalmente capito- è salvezza.
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