Duplice esigenza: risparmiare e consumare
Una duplice esigenza è emersa nella vita degli italiani, da un lato il controllo della spesa dall’altro la ripresa dei consumi.
Una duplice esigenza è emersa nella vita degli italiani, da un lato il controllo della spesa dall’altro la ripresa dei consumi.
Una contraddizione apparentemente insanabile.
Il lavoro è la priorità: mai come in questo momento dà dignità alla persona, alla famiglia, alle comunità.
La grande come la piccola industria soffrono anche la mancanza cronica nel nostro Paese delle infrastrutture, dei trasporti via terra e via mare.
Tutto questo porta con sé il problema della velocità con cui le merci passano da una città all’altra, attraversano i nostri confini.
Uno dei controlli della spesa più necessario è in Italia, dove non abbiamo una ripresa che sia immediatamente presente.
Anzi, preoccupa ancora una possibile ripresa sì, ma dei contagi.
L’Europa dovrebbe erogare finanziamenti all’Italia per una pronta ripartenza, ma i dubbi non sono pochi.
Ha ragione la grande signora di Berlino, che ricorda -anche a se stessa- che i debiti prima o poi vanno pagati.
Un primo importante dubbio è la destinazione dei fondi per un progetto a medio/lungo termine.
L’altro dubbio è legato alla durata della pandemia, ad una possibile ripresa del contagio in autunno che bloccherebbe di nuovo i nostri sforzi.
Ecco allora che molti economisti suggeriscono di approfittare di questo tempo di blocco o riduzione delle attività per ammodernare macchinari, piuttosto che camere d’albergo, insomma per rifarsi il look in vista di una presenza più attraente sul mercato.
In tutto questo, come si presenta l’Italia al mondo? Su ogni possibile strada da percorrere per uscire dalla crisi si sono divise le forze politiche, e grandi dubbi si addensano sulla capacità del governo di organizzarsi e di farsi valere in Europa.
In tutto questo, vi è un errore che può essere visto come cecità: destra e sinistra si presentano divise e poco rappresentative, quindi non credibili in Europa.
Occorre ricordare che la situazione sanitaria attuale è ancora in movimento e quindi non dà una speranza di ripresa, mantenendo l’incertezza nell’industria e nell’ economia generale.
Le famiglie si trovano frenate nello spendere. Secondo uno studio di questi giorni, molte di loro hanno una liquidità limitata a pochi mesi. E dopo, come sarà il dopo?
Lo vediamo già adesso nei centri di distribuzione e assistenza della Caritas. Nella nostra Diocesi le borse spesa sono ormai raddoppiate.
Oggi più che mai la ricchezza è in mano a pochi, mentre i molti arrancano per arrivare a fine mese.
Nella civiltà occidentale, che era una civiltà di benessere, si è costretti a fare i conti anche nella classe media.
La dimostrazione sta nelle molte attività commerciali che vediamo chiuse anche nelle nostre città, basta fare due passi nel centro storico.
Con rammarico, anche ristoranti rinomati delle nostre zone mostrano una vitalità che si va spegnendo e scopriamo con sorpresa che alcuni hanno deciso di chiudere aspettando tempi migliori.
Dispiace notare che negozi e ristoranti aperti ora chiudono, e i locali desolatamente vuoti non riescono ad essere nuovamente affittati.
Le attività commerciali attendono uno scossone dalla politica italiana e dall’Europa, un finanziamento che non sia solo a parole.
L’Europa dovrà unita nel risollevare i Paesi più colpiti dalla pandemia.
Servono coraggio e lungimiranza per investire sul futuro e sui giovani.
Investire non è solo un’operazione finanziaria: è una cultura, una mentalità, un dispiego di energie per il bene comune, che può davvero apportare grandi benefici a tutti.
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