Tutti i Santi: Perfetti come il Padre
Il 13 maggio, divenne la festa di tutti i martiri. Cessate le persecuzioni e cessata, dunque l’era dei martiri, nasceva un nuovo tipo di santità: l’imitazione di Cristo nella pratica eroica delle virtù evangeliche. La festa cambiò: il 1° novembre
Mt 5,1-12
In quel tempo,Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
Tematica liturgico-biblica
Il tempio pagano dedicato a tutti gli dei, il “Pantheon”, venne consacrato al culto cristiano da papa Bonifacio IV il 13 Maggio 609. Il pontefice elevò il luogo consacrato a basilica e lo dedicò a Maria e a tutti i martiri. Da quel momento venne chiamato basilica di “S. Maria ad martyres”. Il giorno della consacrazione, il 13 maggio, divenne la festa di tutti i martiri. Cessate le persecuzioni e cessata, dunque l’era dei martiri, nasceva un nuovo tipo di santità: l’imitazione di Cristo nella pratica eroica delle virtù evangeliche. Tale santità venne chiamata “confessione” e i santi che la vivevano, “confessori”. Poco più di due secoli dopo la consacrazione del Pantheon, nel 835 la festa venne portata dal 13 Maggio al 1 Novembre. La festa cambiò nome e da festa di tutti i martiri divenne la festa di tutti i santi (martiri e confessori insieme). Il vangelo delle Beatitudini è stato scelto dalla Chiesa perché è la “magna charta” della santità e del martirio. I santi martiri sono diventati simili a Cristo perché hanno testimoniato la loro aderenza alla volontà del Padre fino alla morte (= imitazione di Gesù) e i santi confessori sono diventati simili a Cristo perché hanno imitato il Maestro attraverso la pratica delle Beatitudini (= imitazione di Cristo). Le Beatitudini, infatti, sono la sintesi della persona di Gesù e per capire la singola beatitudine, basta chiedersi come Cristo abbia vissuto la beatitudine stessa. Tutti coloro che hanno scelto di essere discepoli di Cristo “saranno simili” a Dio perché Lo vedranno così come Egli è (cfr 2° lett.: 1 Gv 3,2). Essi sono una moltitudine immensa che nessuno ha potuto, può o potrà contare (1cfr ° lett.: Ap 7,9).
Dimensione letteraria
Il testo evangelico delle Beatitudini (Mt 5,1-12) è un abisso. La ricchezza di contenuto, infatti, è enorme e non cessa mai di stupire. Se leggiamo il testo con un criterio letterario, le Beatitudini vanno divise in due parti: le otto beatitudini in 3° persona plurale (circoscritte dall’inclusione “di essi è il Regno dei cieli”) e la nona beatitudine in 2° persona plurale. Le prime otto, a loro volta, vanno divise in due strofe parallele di quattro unità (la 4° e la 8° beatitudine hanno lo stesso tema: la giustizia). Questa struttura letteraria suggerisce la lettura in parallelo del testo, in modo che il concetto teologico degli uni illustri quello degli altri e viceversa: i poveri e i misericordiosi, gli afflitti e i puri di cuore, i miti e gli operatori di pace, coloro che hanno fame e sete di giustizia con coloro che sono perseguitati a causa della giustizia. Se leggiamo il testo con un criterio teologico, le Beatitudini vanno capite come diverse sfaccettature della personalità di Gesù: il povero, l’afflitto, il mite, il misericordioso, ecc. non è altri che Gesù stesso. Beato è colui che vive la povertà come Cristo, la mitezza, l’operatività pacificatrice, ecc. come Lui. Se leggiamo il testo con il criterio esegetico, scopriamo che le singole beatitudini sono molto più ricche di quanto si possa pensare. I “poveri”, non sono solo coloro che non hanno denaro, ma piuttosto coloro che hanno il cuore libero dalle ricchezze, coloro che sono fiduciosi verso Dio come i bambini, coloro che hanno piena consapevolezza della loro situazione di peccato bisognosa di misericordia. E su questa strada si va lontano.
Esegesi biblico-liturgica
a. Il cristiano è santo quando accetta e persegue l’imitazione di Cristo fino a diventare distaccato dai beni, ampio nel condividerli e sobrio nel fruirli, capace di sopportare la solitudine e l’incomprensione per la sua coerenza nei confronti della fede, profondamente consapevole di essere in mano a Dio in qualunque situazione, continuamente teso al meglio (nella sfera del possibile), ricco di atteggiamenti non sanzionatori verso gli altri, ma comprensivo (non tolleranza amorale, ma capacità di capire), pulito mentalmente e pervaso dalla Parola così tanto da saper cogliere Dio in ogni circostanza, impegnato nella propria e altrui realizzazione all’interno della realizzazione della comunità e della Chiesa secondo la volontà di Dio, forte nel subire maltrattamenti e morte per la propria fede.
b. Il cristiano sa che le Beatitudini non sono una nuova legge, ma sono un lieto annuncio. Non sono una nuova legge perché il cristiano, praticandola, si salverebbe da solo. Le Beatitudini diventano lieto annuncio quando dietro a ogni loro singola affermazione si coglie l’identità di Gesù, uomo nuovo, che il credente è chiamato a seguire e a imitare per scelta, non per obbligo.
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