Commento al Vangelo
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Il non-cristiano non è nemico, lo scandalo sì

Quando il non-cristiano non si pone contro il credente e contro la comunità, il cristiano è chiamato a guardare il non-credente con simpatia. Uno dei fondamenti cristiani dell’universalismo è stato posto da Gesù con queste parole: "Chi non è contro di noi è per noi" (Mc 9,40).

Parole chiave: Vangelo (131), Diocesi (193), De Zan (48)
Il non-cristiano non è nemico, lo scandalo sì

Mc 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue".

Tematica liturgica
Quando il non-cristiano non si pone contro il credente e contro la comunità, il cristiano è chiamato a guardare il non-credente con simpatia. Uno dei fondamenti cristiani dell’universalismo è stato posto da Gesù con queste parole: "Chi non è contro di noi è per noi" (Mc 9,40). Si tratta di un’affermazione presente sia in Marco sia in Luca ("Chi non è contro di voi, è per voi": Lc 9,50). È interessante notare come si tratti di due comunità che vivono in mezzo ai pagani e addirittura una di esse, perseguitata. Marco, infatti, scrive per i cristiani di Roma verso il 65 d.C., l’anno successivo alla persecuzione di Nerone contro i cristiani.
Nel mondo ebraico c’era la consuetudine di compiere degli esorcismi (riuscivano?) nel nome di qualche personaggio ritenuto potente contro il demonio. Giuseppe Flavio parla di un certo Eleazaro che cacciava i demoni invocando il nome di Salomone. Gli scritti rabbinici dicono che l’ebreo Giacobbe di Kefar-Sama praticava l’esorcismo invocando il nome di Gesù. Giovanni informa il Maestro che un estraneo pratica l’esorcismo invocando il nome del Maestro. La risposta di Gesù è inclusiva: chi non si pone contro Gesù e contro i suoi discepoli, pur non essendo discepolo del Maestro, non va considerato un estraneo. Una esperienza simile viene narrata in Nm 11,25-29. Durante l’esodo due uomini, Eldad e Medad, su cui si era posato lo Spirito di Dio profetavano senza il consenso di Mosè. Giosuè, come farà Giovanni, chiede a Mosé di interrompere questa manifestazione carismatica. Ma Mosè rispose: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!". Anche chi, dunque, non appartiene al "gruppo", ma non è contro il "gruppo" può essere considerato un simpatizzante del gruppo. L’orizzonte in cui opera la salvezza è molto più ampio della comunità cristiana. Rendersi conto che il Padre salva i suoi figli, discepoli di suo Figlio, ma ha progetti di salvezza anche per gli altri uomini, significa entrare nell’orizzonte teologico di Gesù.
Il vero nemico della comunità non è, perciò, l’estraneo, ma è un altro: lo scandalo. Il verbo greco "sakandalizo-skandalizomai" indica un’azione che spinge qualcuno all’errore nel credere o ne incrina la saldezza. Colui che scandalizza, credente o no, è destinato a un castigo peggiore della morte per annegamento (ritenuta - ai tempi di Gesù - una morte atroce): è destinato al castigo eterno. Se, poi, lo scandalo si colloca nella persona del credente, c’è una soluzione. La metafora dello sradicamento proposta da Gesù indica che qualche cosa di noi deve andare perso (immaturità, visione orizzontale della vita, disinteresse alla crescita interiore, ecc.) se vogliamo appartenere al Regno.

Dimensione letteraria
Il testo di Mc 9,38-50 è composto da una pericope (Mc 9,38-40) dedicata all’universalismo del cristianesimo (l’estraneo che compie miracoli). Segue il detto del bicchiere d’acqua (Mc 9,41). Infine, il testo di Mc 9,42-50) che tocca il tema dello scandalo e della pace nella comunità. Quest’ultimo brano ha dei problemi di critica testuale. I vv. 44.46 sono delle aggiunte che riprendono quanto scritto nel v. 48. I migliori manoscritti non li riportano e neppure la "Nova Vulgata", che è il testo "tipico" (ufficiale) della Liturgia cattolica di rito romano. La Liturgia ha scelto di associare i primi due brani e parte del terzo con la soppressione di Mc 9,49-50 (detto sul sale insipido). Il brano che ne risulta (Mc 9,38-48) può essere diviso in due momenti: il tema dell’estraneo favorevole al cristiano (Mc 9,38-41) e il tema dello scandalo (Mc 9,42-48). Questo accostamento fatto dalla Liturgia permette di sviluppare il tema del vero nemico del cristiano: il vero nemico non è l’estraneo, ma è lo scandalo (fatto o subito).

Riflessione biblico-liturgica
a. Se chi non è contro, è già a favore, tanto più sarà a favore colui che fa del bene ai discepoli di Gesù anche con il più piccolo segno di ospitalità come può essere un bicchiere d’acqua.
b. La benevolenza verso chi non è cristiano non può, però, spingersi fino a tollerare che ci sia una minaccia per la fede e per l’identità cristiana. Lo scandalo non è accettabile. Lo scandalo merita la morte eterna.

Il non-cristiano non è nemico, lo scandalo sì
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