Commento al Vangelo
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Domenica delle Palme, commento di don Renato De Zan

Dal complotto contro Gesù al tradimento di Giuda e l'arresto nell'orto degli ulivi: la Passione inizia così e termina col Salvatore inchiodato ad una croce

Parole chiave: Passione (5), Diocesi (193), Via Crucis (9), Vangelo (131)
Domenica delle Palme, commento di don Renato De Zan

In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso

Breve riassunto del racconto della Passione secondo Luca (Lc 22,1-23,56)
Il racconto inizia con il complotto contro Gesù e la presentazione del tradimento di Giuda (Lc 22,1-6). Seguono i preparativi per la cena pasquale di Gesù con i suoi discepoli (Lc 22,7-13). Durante la cena Gesù istituisce l’Eucaristia (Lc 22,14-20), annuncia il tradimento di Giuda (Lc 22,21-23) e propone il più piccolo come il più grande a immagine del Maestro che è il più grande, ma è servo (Lc 22,24-30). Gesù annuncia anche il tradimento di Pietro e il suo ravvedimento per custodire e confermare la fede dei suoi fratelli (Lc 22,31-34). Poi prepara i suoi discepoli alla passione, dicendo loro che è adempimento della Scrittura (Lc 22,35-38). Dopo la preghiera al Getsemani, Gesù viene arrestato (Lc 22,39-53) e Pietro lo rinnega (Lc 22,54-62). Oltraggiato e processato dal Sinedrio (Lc 22,63-71), è portato da Pilato che, compiuto una prima parvenza di processo, lo manda da Erode che, a sua volta, lo rinvia da Pilato, il quale determina la sorte di Gesù (Lc 23,1-25). Condotto al Calvario, Gesù viene crocifisso e oltraggiato (Lc 23,26-38). Dopo l’episodio del buon ladrone, Gesù muore (Lc 23,39-46). Il centurione confessa: "Veramente quest’uomo era giusto". La gente si percuote il petto mentre i conoscenti e le donne osservano tutto da lontano (Lc 23,47-49). Gesù, infine, viene calato dalla croce e sepolto da Giuseppe di Arimatea (Lc 23,50-56).

Tematica liturgica.  Il percorso di Quaresima, se vissuto, è stato impegnativo. Il dono della fede può essere messo in pericolo dalla "tentazione" (1a domenica). La risposta alla tentazione è l’ascolto del Figlio: egli è la fede e la morale del credente (2a domenica). Poiché credere e comportarsi moralmente è diventare progressivamente come Lui, nasce il bisogno di una conversione continua, senza sosta (3a domenica). Nel cammino di conversione, il cristiano avverte il bisogno della riconciliazione con Dio, che è una esperienza di perdono e di gioia (4a domenica). Come il singolo credente, anche la comunità avverte il bisogno della riconciliazione per i peccati comunitari (5a domenica). Nell’ultima tappa della Quaresima, la domenica delle Palme o domenica di Passione, l’assemblea ascolta due testi evangelici: Lc 19,28-40 (ingresso del Signore a Gerusalemme) durante la benedizione dei rami d’ulivo e la processione; Lc 22,14-23,56 (racconto della passione di Gesù) durante la Messa, nella quale vengono proclamati come prima lettura Is 50,4-7 (terzo carme del Servo di Yhwh) e come seconda, Fil 2,6-11 (inno sull’umiliazione e la esaltazione del Kyrios). La Liturgia vuol mostrare come in Gesù si siano adempiute le antiche profezie messianiche veterotestamentarie e contemporaneamente come la passione-morte sia un avvenimento che non può essere assolutamente disgiunto dalla gloria della risurrezione. I testi di Isaia e della lettera ai Filippesi indirizzano a una lettura ben precisa del testo della passione: la passione è la penultima parola di Dio per la nostra salvezza, ma è l’ultima parola sui nostri peccati. Nella passione e morte di Gesù ogni colpa è già stata assunta e perdonata dalla morte del Servo di Yhwh ("morì per i nostri peccati secondo le Scritture": 1 Cor 15,3). L’ultima parola di Dio, dopo la passione-morte del Signore, è data dalla "superesaltazione" - in greco è adoperato il verbo "yperypsoo" - della risurrezione (Fil 2,9) che celebreremo domenica prossima. La Liturgia non intende sottolineare, dunque, l’aspetto doloroso della passione-morte di Gesù, ma attraverso l’eucologia intende porre davanti agli occhi dei credenti la persona di Gesù come "modello" e la passione come "insegnamento": "Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro salvatore,... fa’ che  abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione..." (cfr la Colletta).

Dimensione letteraria Il testo di Lc 22,1-23,56 (forma breve: Lc 23,1-56) ha lo stesso schema narrativo di Marco e possiede diversi elementi tipici della teologia giovannea. Narra episodi e riporta parole che gli altri evangelisti non hanno (le parole di salvezza al buon ladrone; l’affidamento del proprio spirito al Padre; ecc.). Non dimentichiamo la genesi del racconto: il testo è nato per essere proclamato nella liturgia e, quindi, tra le varie caratteristiche del testo va sottolineata la guida alla contemplazione, suggerita dall’uso dei verbi greci "theoreo" e "orao" (contemplare, guardare attentamente, vedere) presenti  nel racconto della morte di Gesù. Il racconto della passione di Luca ha caratteristiche teologiche e letterarie che si trovano anche nei racconti di martirio di epoca maccabaica. Le parole del centurione ("Veramente quest’uomo era giusto") evidenziano come Luca abbia voluto presentare Gesù quale "giusto innocente condannato", offrendo così ai credenti perseguitati del suo tempo il modello del martire innocente.

Riflessione biblico-liturgica Gesù è "modello" per il credente. È sottolineata dalla continua preghiera di Gesù al Padre (22,42: "Non sia fatta la mia, ma la tua volontà"; 23,34: "Padre, perdonali…"; 23,46: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito"), la lezione di servizio e di umiltà (22,24-27), la capacità di vivere la solitudine e l’abbandono degli uomini nel compiere la volontà di Dio (22,39-46), la forza interiore nel ripagare il male con il bene (22,47-53), il coraggio della propria identità di fede (22, 66-71), il perdono incondizionato (23,33-34), la fiducia totale in Dio nel momento della morte (22,44-46).

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