Commento al Vangelo
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Domenica 31 maggio, commento di don Renato De Zan

Il dono dello spirito santo è garanzia di Resurrezione

Parole chiave: Pentecoste (8), Vangelo (131), De Zan (48)
Domenica 31 maggio, commento di don Renato De Zan

Gv 20,19-23

La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo; coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

Tematica Liturgica

La Chiesa nascente ha la piena consapevolezza che il mistero della risurrezione è il fondamento assoluto della sua fede (1Cor 15,17-20: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”).  La Chiesa nascente, inoltre, ha la piena consapevolezza che il protagonista primo della risurrezione sia stato lo Spirito Santo (Rm 8,11: “Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”). Per i cristiani, dunque, celebrare la Pentecoste non è soltanto un fatto legato alla memoria delle cose mirabili avvenute all’inizio della chiesa, ma è celebrare quell’avvenimento che coinvolge totalmente ogni credente anche oggi. È lo Spirito che abita nei credenti ad essere garanzia di resurrezione: sarà proprio lui a far risorgere i corpi dei discepoli di Gesù. Questa consapevolezza ha reso la comunità nascente molto sensibile e attenta al dono dello Spirito. Giovani Battista “sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” (Lc 1,15). A Maria Vergine, Gabriele annuncia: “Lo Spirito Santo scenderà su di te…”(Lc 1,35). Appena Maria saluta Elisabetta, questa “fu piena di Spirito Santo” (Lc 1,41). Zaccaria, appena nato il figlio Giovanni, “fu pieno di Spirito Santo, e profetò” (Lc 1,67). Lo Spirito Santo “era sopra” Simeone (Lc 2,26). Gesù, invece, è “pieno di Spirito Santo” (Lc 4,1; cfr  Lc 3,22) non in forma episodica, ma continuativa perché Egli è “colui che Dio ha mandato”, “proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura” (Gv 3,34). Lo Spirito promesso da Gesù (cf Gv 14,16.26; 15,26) viene donato più volte e in più riprese alla comunità. Il primo dono viene fatto da Gesù alla sua morte (cf Gv 19,30: “E, chinato il capo, trasmise lo Spirito”). Il Risorto “alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»“ (Gv 20,22-23). Oggi celebriamo il dono dello Spirito in un avvenimento, la Pentecoste, che la Chiesa ha scelto come punto alfa di tale dono: At 2,1-11 (prima lettura della messa del giorno). Dopo la Pentecoste ci sono altri episodi in cui lo Spirito Santo viene donato: ai samaritani per mano di Pietro e Giovanni (At 8,14-17), in casa di Cornelio (At 10,1-48), agli ex-discepoli del Battista per mano di Paolo (At 19,5-7) fino a noi per mano del vescovo. La Chiesa è consapevole che il dono dello Spirito è qualche cosa di essenziale e di molto grande. Per questo motivo, a immagine della Pasqua, la comunità cristiana celebra la messa della vigilia di Pentecoste (con una proposta ricca per la liturgia della Parola) e la messa del giorno.

 

Messa della vigilia

a. Il testo evangelico di Gv 7,37-39 è stato ripreso, senza ritocchi, dalla Liturgia. Si può suddividere in due parti. Nella prima (Gv 7,37-38) viene narrato l’episodio in cui Gesù, durante la festa delle Capanne, annuncia come lo Spirito sgorgherà dalla sua persona. Nella seconda parte (Gv 7,39) l’evangelista spiega cosa Gesù intendesse dire con l’immagine dell’acqua che sarebbe sgorgata da Lui. S trattava del dono dello Spirito. L’evangelista precisa che lo Spirito sarebbe stato donato ai credenti dopo la “glorificazione” (morte-risurrezione) di Gesù. Così avvenne: “Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»” (Gv 20,22-23).

b. Il peccato dell’uomo segna l’inizio della divisione tra gli uomini (Gen 11,1-9: episodio della torre di Babele). Dio viene incontro all’uomo con la proposta di alleanza al Sinai dove gli Ebrei diventano popolo (Es 19,3-8.16-20). Di fronte alle infedeltà degli uomini, Dio manifesta la sua capacità di operare l’impossibile attraverso la visione delle ossa aride rivivificate (Ez 37,1-14). Gl 3,1-5 profetizza l’effusione dello Spirito nei tempi messianici.

 

Messa del giorno

a. Il testo evangelico di Gv 20,19-23 non ha ritocchi liturgici. Il testo è scandito dal duplice saluto di Gesù (“Pace a voi”) cui corrispondono i temi della gioia dei discepoli e della missione. Nel tema della missione c’è l’elemento di novità: Gesù dona lo Spirito promesso perché la Parola degli apostoli sia efficace.

b. Lo Spirito è il fondamento della missione della Chiesa. Essa viene costituita nella sua pienezza nel giorno di Pentecoste (prima lettura, At 2,1-11) e viene edificata dalla confessione di fede di ogni credente (seconda lettura, 1Cor 12,3b-7.12-13).

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